Vogliamo la Verità sulle Stragi (parte prima)

Falange Armata: L’ombra dei servizi segreti nelle stragi degli anni '90

Depistaggi, morti sospette e verità negate: cosa avrebbero potuto rivelare Armando Palmeri e Luigi Ilardo

Da più parti, in questi ultimi giorni, si è posta l’attenzione alla memoria presentata in Commissione antimafia, nell’ottobre del 2024, dal senatore Roberto Scarpinato, per lungo tempo in prima linea nella lotta contro Cosa nostra, oggi componente della stessa Commissione parlamentare che indaga sui fenomeni mafiosi.  

“Vogliamo tutta la verità sulle stragi” un rapporto che elenca, analiticamente, tutti i buchi neri delle stragi.

Scarpinato indica un percorso che comprende anche i testi che dovrebbero essere sentiti in Commissione, tutti i documenti che dovevano essere acquisiti e quel che è più importante indicava delle piste che nessuna aveva mai coltivato.

Scarpinato attacca la Commissione antimafia, presieduta dall’onorevole Chiara Colosimo, senza mezzi termini.

Da quel che ne sappiamo, sembrerebbe che nessun testimone indicato dal senatore pentastellato sia stato sentito dalla Commissione antimafia la cui risposta pare sia stata quella di aver presentato un disegno di legge ad hoc con l’obiettivo di estromettere Roberto Scarpinato (ex procuratore generale di Palermo) e Federico Cafiero de Raho (ex procuratore nazionale antimafia) entrambi magistrati, per presunte ragioni di incompatibilità.

Torneremo su questa aspetto della vicenda ma ciò che ci preme è quello di portare l’attenzione dei nostri lettori sulla memoria, di circa 54 pagine, presentata al tavolo della Commissione antimafia dal senatore pentastellato Scarpinato e accertarci su cosa abbia fatto l’organo bicamerale d’inchiesta sul fenomeno mafioso.

L’analisi del rapporto la suddivideremo in diversi post per facilitarne la lettura del dettaglio perché siamo sempre più certi una buona fetta della verità si trova nelle poche carte che abbiamo a disposizione.

La Falange armata al servizio dei servizi segreti per destabilizzare il Paese

Nel rapporto presentato dal dottor Scarpinato si evidenzia il ruolo della sigla “Falange Armata” nel contesto della strategia stragista e destabilizzante che ha colpito l’Italia nei primi anni ’90.

L’uso di questa sigla emerge come un elemento significativo nella rivendicazione di numerosi attentati e delitti, suggerendo il coinvolgimento di soggetti appartenenti ad ambienti istituzionali e servizi segreti.

Come vedremo dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia il quadro destabilizzante che emergeva coinvolgeva diversi soggetti: da Cosa Nostra alla Ndrangheta, dalla massoneria ai servizi segreti deviati spingendosi ancora più su fino a Roma con il coinvolgendo di alcuni settori istituzionali certamente legati da un comune interesse: soldi, affari, potere pronti a tutto per difendere questo status che li poneva al di sopra della legge.

Ci viene in mente ancora una volta Luigi Ilardo che fu il primo pentito, oltre ad essere stato il primo infiltrato all’interno di Cosa nostra, a rivelare gli strani intrecci tra mafia, massoneria e apparati deviati dello Stato.

Cambiano gli interpreti, diceva Ilardo, ma gli scenari restano immutabili.

L’ex procuratore generale Roberto Scarpinato[1] ha sottolineato nel suo rapporto che diversi collaboratori di giustizia del calibro di Spatuzza e Avola hanno dichiarato che Totò Riina nel corso di alcune riunioni segrete svoltesi nella provincia di Enna, verosimilmente a Valguarnera, nella seconda metà del 1991, riservate ad una ristretta élite di capi regionali di Cosa Nostra, aveva comunicato che tutte le azioni delittuose e stragiste dovevano essere rivendicate con la sigla “Falange Armata”.

Il pentito Tullio Cannella, aggiunge Scarpinato, ha dichiarato che tale notizia la appresa direttamente dal cognato di Riina: Leoluca Bagarella.

Legami con ambienti istituzionali e servizi segreti

Un dato certo dal quale partire e tenere bene in mente e che effettivamente tutte le stragi nel periodo 1992-1993 sono state rivendicate con tale sigla: Falange Armata e che il contenuto dei comunicati della Falange Armata rivelava la conoscenza di fatti riservati riguardanti attività istituzionali e la vita privata del Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, “circostanza questa che conferma la loro appartenenza a circuiti istituzionali interni agli apparati statali”

Scarpinato precisa anche che “l’ambasciatore italiano all’O.N.U Francesco Paolo Fulci, Segretario del C.E.S.I.S. tra il 1991 ed il 1993, ritenne di individuare i componenti della Falange Armata in alcuni soggetti   nominativamente indicati, appartenenti alla struttura Gladio”

La domanda sorge spontanea chi erano i componenti della Falange Armata?

La Procura della Repubblica di Reggio Calabria, per ultima, nell’ambito del processo c.d. ndrangheta stragista ha svolto accurate indagini sulla riconducibilità di tale sigla a soggetti dei servizi segreti[1]

Anche qui sorge spontanea la domanda:

La Commissione antimafia ha acquisito tutta la documentazione inerente alla cd Falange Armata?

A parere dell’ex procuratore generale Scarpinato nulla è stato fatto in questa direzione.

Così come ricorda lo stesso Scarpinato, la sentenza emessa nel processo cosiddetto “ndrangheta stragista” e la sentenza di condanna all’ergastolo di Matteo Messina Denaro per le stragi del 1992 e 1993, hanno attribuito particolare attenzione alle dichiarazioni di un altro pentito Armando Palmeri, uomo di fiducia del boss capomandamento di Alcamo, Vincenzo Milazzo, conosciuto alla fine degli anni ’80 inizi anni ’90, che pur non essendo mai stato formalmente affiliato alla famiglia di Alcamo era divenuto collaboratore di giustizia alla fine degli anni ’90.

Palmeri e prima di lui Luigi Ilardo, avevano prospettato uno scenario inquietante sul versante dei rapporti tra servizi segreti e Cosa nostra.

Ancora una volta sorge l’interrogativo spontaneo

La Commissione antimafia ha mai acquisito le dichiarazioni di Armando Palmeri?

A quanto ci risulta sembrerebbe che anche su questo versante non ci siano state delle risposte affermative da parte dell’organo bicamerale chiamato ad indagare sui fenomeni mafiosi in Italia.

La cosa certa che sappiamo e che Ilardo venne fatto tacere per sempre il 10 maggio del 1996 a Catania.

Armando Palmeri fu, invece, trovato morto nel marzo del 2023 nella sua abitazione per cause, come precisa Scarpinato, “in corso di accertamento”.

Ma le morti sospette non si fermano a Palmeri, come vedremo nella parte seconda del nostro approfondimento sulle stragi del 1992/1993.

Ma su queste vicende e su quanto rivelato da Ilardo ed altri pentiti di mafia torneremo a scrivere più avanti.

Legame tra Falange Armata e la strategia della tensione

Dalle carte processuali, dalle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia, sono numerosi gli elementi che ci inducono prospettare uno scenario inquietante, ovvero che la Falange Armata sarebbe stata uno strumento operativo di un disegno eversivo molto più ampio.

Il pentito Leonardo Messina, ad esempio, non ha dubbi nell’affermare che dietro le stragi ci celavano ambienti massonici e politici.

Non è mistero che uomini dei servizi segreti erano presenti in via D’Amelio subito dopo l’attentato contro Paolo Borsellino, la cui agenda rossa sembra essere sparita nel nulla.

Per non dire sul depistaggio della pista Scarantino, messo in atto verosimilmente, da uomini delle istituzioni, che per anni hanno allontanato le indagini dalla vera matrice della strage.

Ci viene in soccorso la Dia la quale si evidenziava, in un’informativa del 1993, che dietro le stragi si muoveva una “aggregazione di tipo orizzontale, in cui ciascuno dei componenti è portatore di interessi particolari perseguibili nell’ambito di un progetto più complesso in cui convergono finalità diverse” e che dietro gli esecutori mafiosi c’erano menti che avevano “ dimestichezza con le dinamiche del terrorismo e con i meccanismi della comunicazione di massa nonché una capacità di sondare gli ambienti della politica e di interpretarne i segnali”[2]

Chi teme la verità?

Tutto ci spinge verso un’ipotesi che non riteniamo peregrina.

La sigla Falange Armata sembra emergere come uno strumento di rivendicazione di attentati e omicidi orchestrati con il coinvolgimento di ambienti mafiosi, servizi segreti deviati e ambienti massonici e politici.

Il suo utilizzo nelle stragi del 1992-1993 e la presenza di informazioni riservate nei suoi comunicati indicano un coinvolgimento di soggetti interni agli apparati statali.

La Commissione antimafia ha in programma quello di intraprendere un’azione approfondita sul ruolo svolto dalla Falange Armata?

Perché, sé non è stato fatto, la Commissione antimafia non ha ancora acquisito tutte le dichiarazioni di Armando Palmeri?

Perché Luigi Ilardo è stato assassinato pochi giorni prima della sua testimonianza ufficiale?

Perché, se non è stato fatto, la Commissione antimafia non ha richiesto tutta la documentazione sul caso Falange Armata?

Qual è il vero ruolo della massoneria nella strategia stragista?

Perché, se ciò risultasse vero, la Commissione antimafia vuole escludere Roberto Scarpinato e Federico Cafiero de Raho, due ex magistrati per per lunghi anni sono stati in prima linea nella lotta contro le mafie?

Continua

Guglielmo Bongiovanni

Note:

[1] Questo scenario è dipinto dalla prima sentenza emessa dalla Corte d’Assise di Reggio Calabria, le cui motivazioni sono state depositate nel gennaio del 2021, pag. 614 segg.; vedi altresì la sentenza di condanna all’ergastolo per Matteo Messina Denaro per le stragi del 1992 e del 1993, emessa dalla Corte d’Assise di Caltanissetta il 20 ottobre del 2020, le cui motivazioni sono state depositate il 29 luglio del 2021);

[2] Memoria depositata in commissione antimafia Roberto Scarpinato sulle stragi del 92-93 da cui abbiamo tratto tutte le parte virgolettate; https://www.19luglio1992.com/;