Una verità indicibile sulla trattativa Stato -Mafia

Cosa si nasconde? Una verità indicibile sulla trattativa Stato-mafia

“Una verità vergognosa ed eclatante, che ormai è sotto gli occhi di tutti, ma che il sistema giudiziario continua a ignorare.”

L’arresto di Riina: misteri, silenzi e incontri scomodi

L’arresto di Totò Riina, il superlatitante di Cosa Nostra, resta un mistero per le modalità con cui si è svolto.

Chi lo tradì?

Cosa c’entrano gli incontri segreti tra Silvio Berlusconi, il Generale Delfino e Giuseppe Graviano?

Di questi incontri ha parlato pubblicamente il giornalista Massimo Giletti nella trasmissione Non è l’Arena, inspiegabilmente chiusa dopo aver sollevato interrogativi pesantissimi.

Il covo di via Bernini: una perquisizione mai fatta

Perché non fu perquisito il covo di Riina in via Bernini?

La legge imponeva una perquisizione immediata dopo l’arresto del latitante più ricercato d’Italia. Eppure nulla accadde.

Quale fu il ruolo della Procura di Palermo, titolare delle indagini?

Perché nessuno impose ai ROS l’accesso immediato a quella villa che fu svuotata in tutta tranquillità, cassaforte compresa, dai complici di Riina?

Terme Vigliatore: il mancato arresto di Benedetto Santapaola

Il capitano “Ultimo” e i suoi uomini dei ROS non catturarono Benedetto Santapaola a Terme Vigliatore. Una mancata operazione inspiegabile: fu davvero incapacità operativa o, come sostengono molti operatori di giustizia, quel territorio — dominato da intrecci tra mafia, massoneria e servizi segreti — doveva rimanere indisturbato?

In quel contesto maturò il presunto falso suicidio di Attilio Manca, urologo incaricato di curare Provenzano.

Mezzojuso: la mancata cattura di Provenzano

A Mezzojuso, il colonnello Michele Riccio offrì su un “piatto d’argento”, al generale Mario Mori, la cattura di Bernardo Provenzano. Eppure, il ROS non intervenne.

La motivazione?

Pecore, cani e luci accese nei silos vicini come affermò l’allora “autorevole” colonnello Ubino. Una giustificazione paradossale, se non grottesca.

Riccio informò il magistrato Pignatone che Ilardo aveva avuto un incontro con il latitante Bernardo Provenzano già il giorno stesso, poi di persona, e infine con due relazioni di servizio al generale Mori.

Perché né Pignatone né Caselli obbligarono i ROS a intervenire? Caselli era stato tenuto all’oscuro o fu parte di questa scelta? 

Anche questo e’ frutto di incapacita’ o si nasconde una verita’ indicibile in questa incredibile vicenda della mancata cattura di Provenzano a Mezzojuso quando si poteva e si doveva senza che venisse permesso al latitante di rimanere indisturbato nello stesso covo di Mezzojuso, per altri sei lunghissimi anni?

E ancora, perche’ perlomeno non si sfruttarono  immediatamente le notizie che fornì Michele Riccio sui favoreggiatori del Provenzano, senza aspettare altri due anni, circa, per iniziare le attivita’ d’indagine?

L’arresto del Santapaola: un patto silenzioso?

Quindici giorni dopo il fallito arresto di Santapaola a Terme Vigliatore, da parte dei Ros con a capo il capitan “Ultimo”, Nitto Santapaola venne arrestato nelle campagne di Mazzarrone dallo SCO della Polizia.

Sappiamo con certezza che questa cattura da parte dello SCO di Antonio Manganelli della Polizia di Stato fu fatta tramite una delazione da parte degli stessi uomini del Santapaola. Uomini del Santapaola che pero’ sarebbero “vicini” alle posizioni trattativiste di Bernardo Provenzano a differenza del Santapaola che era parte integrante della “cupola mafiosa” di Riina. 

Possiamo avanzare l’ipotesi che questi arresti rientravano nella strategia per eliminare i corleonesi?

Provenzano che, ricordiamo, non fu tratto in arresto a Mezzojuso e Aldo Ercolano mai indagato per l’omicidio Ilardo.

L'ex sostituto commissario della Dia catanese Mario Ravidà che svelò tutti i retroscena dell'omicidio Ilardo

Una nuova mafia in cambio della fine delle stragi?

L’arresto di Santapaola potrebbe dunque inserirsi in un accordo tra uomini delle Istituzioni e Provenzano?

Arrestare i “corleonesi” responsabili delle stragi in cambio della sopravvivenza di una mafia più silenziosa?

Un’ipotesi che spiegherebbe anche il mancato perseguimento dei favoreggiatori di Provenzano e i ritardi istituzionali nell’indagine sull’omicidio Ilardo.

Com’è noto sulla vicenda, dopo cinque anni dalla morte dell’infiltrato catanese, gli organi investigativi della Dia di Catania inviarono in Procura, dopo otto mesi di ritardo, una relazione di servizio, redatta dall’ex sostituto commissario Mario Ravidà a cui fece seguita la mancata ed obbligatoria delega di indagini da parte della Procura di Catania, sebbene si sapessero le generalità degli autori del delitto e persino i mezzi usati per portarlo a termine.

Ci vollero altri dodici anni per avviare il processo contro gli assassini di Ilardo solo perchè la fonte di Ravidà si pentirà e confermerà quello che aveva confidenzialmente rivelato all’ex sostituto commissario della Dia

Le parole di Malvagna Filippo: il carabiniere infedele

Il mafioso Filippo Malvagna, appartenente al clan dei Malpassotu, che faceva capo a Giuseppe Pulvirenti, raccontò in una sua deposizione che un carabiniere “infedele” gli confidò i contatti tra la moglie di Provenzano e un Capitano dei carabinieri il cui nome dovrebbe essere a conoscenza di chi verbalizzò le dichiarazioni del Malvagna.

Dopo aver rivelato il fatto ai vertici del clan Santapaola, tra cui il capo di colui che avrebbe fatto la delazione per consentire la cattura di Santapaola.

I vertici, a quanto racconta Malvagna, non gradirono la notizia tanto che lo stesso Malvagna temette per la sua vita. Pochi giorni dopo, il carabiniere subì un attentato, ma non denunciò.

La Procura di Catania ha mai indagato sull’episodio?

Ha mai identificato il Capitano?

Ha mai interrogato il carabiniere “infedele”?

Borsellino, l’agenda rossa e le omissioni di Stato

Perché la Procura di Caltanissetta, allora guidata da Tinebra, non ascoltò subito Paolo Borsellino per sapere cosa sapeva sulla morte di Falcone?

Quali verità aveva scoperto a Roma e annotato sull’agenda rossa, poi misteriosamente scomparsa?

Perché i file di Falcone al Ministero furono manomessi?

Perché fu licenziato Gioacchino Genchi, che non condivise i depistaggi compiuti da La Barbera e rifiutò di avallare il falso teorema Scarantino?

Perché non fu autorizzato a indagare sul viaggio americano di Falcone?

Il caso Ilardo: tradito dallo Stato?

Perché il capitano dei carabinieri Damiano notificò l’atto di differimento pena di Ilardo alla sorella del mandante del delitto di Gino Ilardo, Piddu Madonia, mettendo così a rischio l’infiltrato?

Perché nessuno fu mai indagato per le omissioni che seguirono la sua uccisione?

Nonostante fossero noti killer e mezzi utilizzati, le indagini furono bloccate per anni.

Conclusione: una verità che si vuole ignorare

Questi eventi, tutti collegati tra loro, delineano un quadro inquietante.

Tutti questi elementi collegati e collegabili tra loro non bastano ad incriminare chi probabilmente trattò con “Cosa Nostra” per porre fine alle stragi dove sono coinvolte le stesse persone?

Perchè sul delitto Ilardo si è arrivati alla seconda archiviazione su una presunta partecipazione di entità esterne a Cosa Nostra? 

Sono stati davvero ascoltati tutti gli attori coinvolti prima di chiudere il caso Ilardo?

Perché Michele Riccio fu arrestato proprio mentre consegnava il rapporto Grande Oriente alle Procure? Quali pericoli rappresentavano le sue agende?

Quali urgenti misure esistevano per arrestare un colonnello pluridecorato delle Istituzioni che non stava scappando e non poteva inquinare le prove per cui fu processato e in larga parte assolto dalle accuse mosse a suo carico?

Perchè tutti ricercano le agende del colonnello?

Perché la Procura di Genova costrinse Riccio a consegnare delle agende redatte che trattavano le confidenze fatte da Ilardo in cambio degli arresti domiciliari?

E infine: perché Luigi Ilardo, dopo aver incontrato Caselli, Tinebra e la dottoressa Principato, non fu verbalizzato né protetto? Perché fu lasciato tornare a Catania, dove fu ucciso pochi giorni dopo, prima che potesse formalizzare la sua collaborazione e svelare verità che facevano tremare lo Stato?

E perche’ dopo quelle dichiarazioni d’intenti di Ilardo, dove si ipotizzava una partecipazione nelle stragi di appartenenti alla destra estrema, fu rimandato a Catania senza alcuna protezione e dopo pochi giorni ucciso urgentemente prima di formalizzare la sua collaborazione?

Guglielmo Bongiovanni