Il processo sulla pista nera: una pagina aperta sulla verità
Il 23 giugno 2025 si è aperto a Caltanissetta il processo sulla cosiddetta pista nera legata alla strage di Capaci.
Sul banco degli imputati ci sono l’ex brigadiere dei Carabinieri Walter Giustini, accusato di depistaggio e calunnia, e Maria Romeo, compagna del collaboratore di giustizia Alberto Lo Cicero, accusata di falsa testimonianza.
Al centro del dibattimento c’è una denuncia precisa e inquietante: la presunta presenza di Stefano Delle Chiaie a Capaci nei giorni precedenti all’attentato, come raccontato da Lo Cicero e confermato dalla Romeo. Una presenza che, se verificata, rimetterebbe in discussione l’intera narrazione ufficiale su quei giorni drammatici.
Il 23 maggio 1992, nell’attentato mafioso sull’autostrada A29, persero la vita il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo (anch’ella magistrato), e i tre agenti della scorta:
Antonio Montinaro,
Rocco Dicillo,
Vito Schifani.
Questa pagina del sito www.luigiilardo.it raccoglierà, udienza dopo udienza, gli audio integrali con commenti e approfondimenti dedicati a ciascun passaggio significativo del processo.
Non sarà solo una cronaca giudiziaria, ma un archivio vivo della memoria e della ricerca della verità, contro ogni tentativo di rimozione o occultamento.
Udienza 23 giugno del 2025
Nel corso della seconda udienza del processo sulla cosiddetta pista nera, svoltasi presso il Tribunale di Caltanissetta, la Corte ha ascoltato tre testimoni chiave:
il magistrato Vittorio Teresi, all’epoca dei fatti sostituto procuratore presso la Procura di Palermo;
il luogotenente Michele Coscia, che allora era alle dirette dipendenze dell’imputato brigadiere Walter Giustini;
il noto Giovanni Arcangioli, all’epoca comandante della prima sezione del Nucleo Operativo Palermo I, balzato alle cronache per essere stato ripreso con in mano la borsa di Paolo Borsellino pochi istanti dopo la strage di via D’Amelio.
Queste testimonianze si collocano in un contesto altamente simbolico: non solo si discutono eventuali responsabilità penali, ma anche anni di mancati approfondimenti su una pista investigativa — quella legata all’eversione nera — che potrebbe riscrivere la storia delle stragi del 1992.