
Ponte di Messina: un’inchiesta che scotta
Mario Ravidà rompe il silenzio: “Gli onesti perseguitati, i collusi premiati”.
Le accuse a Prestipino e le ombre su De Gennaro
Ci sono storie che non si possono ignorare. E questa è una di quelle. La notizia, diffusa da pochi giorni, è di quelle che colpiscono per gravità: il procuratore aggiunto della Direzione nazionale antimafia Michele Prestipino è stato indagato dalla Procura di Caltanissetta per rivelazione di segreto d’ufficio aggravata dall’agevolazione mafiosa.
Secondo i magistrati nisseni, Prestipino avrebbe riferito informazioni riservate sulle indagini in corso contro le cosche calabresi e le infiltrazioni mafiose nelle imprese del Nord a Gianni De Gennaro, ex capo della Polizia e oggi presidente di Eurolink, il General Contractor per la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina. Le stesse informazioni sarebbero state condivise anche con Francesco Gratteri, già alto funzionario di Polizia e oggi consulente per la sicurezza della stessa Eurolink.
L’accusa parla di notizie “gravemente pregiudizievoli per le indagini di più uffici distrettuali”.



Un pranzo al Campidoglio e cinque procure al lavoro
La conversazione incriminata sarebbe stata intercettata dai Carabinieri del ROS il 1° aprile 2025, durante un pranzo al ristorante “Vinando a Tor Margana”, ai piedi del Campidoglio. Seduti al tavolo: Prestipino, De Gennaro e Gratteri.
L’esatto contenuto dell’informazione trasmessa non è noto, ma ciò che sappiamo e che, a quanto pare, sarebbero cinque le procure distrettuali antimafia coinvolte (Catanzaro, Catania, Messina, Reggio Calabria e Milano), coordinate dalla Procura nazionale antimafia. Gli inquirenti starebbero investigando su interessi della criminalità organizzata, in particolare della ‘ndrangheta, attorno alla realizzazione del ponte sullo Stretto, un’opera per la quale il governo prevede un investimento di 13 miliardi di euro.
Si ipotizza che boss mafiosi stiano acquistando terreni e aprendo nuove società, pronti a intercettare le opportunità derivanti dai lavori. E tutto questo doveva restare riservato.
Complicità, silenzi e indignazione negata
Al momento, Gianni De Gennaro non risulta indagato, ma da quanto si apprende, magistrati e carabinieri lo monitorebbero da mesi nel tentativo di fare luce sui legami che lo legherebbero con l’ex questore di Palermo, Arnaldo La Barbera: figura centrale nella costruzione del falso pentito Vincenzo Scarantino e nella misteriosa sparizione dell’agenda rossa del giudice Paolo Borsellino.
Nel frattempo, Prestipino si è presentato alla Procura di Caltanissetta e si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo gli ha revocato tutte le deleghe investigative.
Il suo difensore, Cesare Placanica, ha dichiarato che sarà semplice chiarire ogni aspetto controverso, trattandosi di una conversazione non con criminali, ma con “il prefetto De Gennaro e un suo storico collaboratore”. L’avvocato definisce “lunare e privo di aderenza alla realtà” l’ipotesi che Prestipino possa essere collegato a realtà mafiose.
La denuncia di Mario Ravidà: “È sempre stato così”
Ma in questa vicenda, più delle parole degli avvocati, colpisce il commento amaramente lucido dell’ex sostituto commissario Mario Ravidà, per anni in servizio alla Dia di Catania:
“È stato da sempre così…! Uomini che magari credevano di combattere mafie e collusioni, ad un certo punto della loro carriera si rendono conto della potenza e la forza di chi collude, di chi è complice e connivente, mentre gli onesti vengono scartati, perseguitati, arrestati, denunciati e licenziati. Allora si tirano le somme e c’è chi ha ‘saltato il fosso’ ed ha scelto anche lui di far parte dei potenti e non dei pochi onesti…!”
Non è tutto. Ravidà lancia un’accusa che è anche un appello alla coscienza collettiva:
“Tutto questo, perdonatemi, non è colpa di questi ‘signori’ che possono fare tutto quello che vogliono. La maggiore colpa è nostra, di noi cittadini, che sebbene sappiamo, vediamo ed abbiamo capito, ci giriamo dall’altra parte facendo finta di non vedere e non capire. E su questa nostra ‘indifferenza’ costruiscono il loro potere e si circondano di complici a cui vanno solo le briciole, mentre loro si arricchiscono sulle nostre vite…!”
Una certezza tra dubbi e ombre
Non sappiamo se si tratti di invidie, giochi di potere, interessi economici o peggio ancora malafede. Forse è un po’ di tutto questo. Ma una cosa è certa: attorno a queste vicende cresce un malumore profondo, che si mescola allo scoraggiamento, anche tra le file di chi vive dentro gli apparati e di chi ancora crede ostinatamente in una società diversa, giusta, libera dalle complicità occulte e dal silenzio che protegge i potenti.
È in questo clima che si gioca una delle partite più decisive del nostro tempo: quella tra verità e convenienza, tra coscienza e indifferenza. E decidere da che parte stare non è mai stato così urgente.