Mario Ravidà: ‘Scarpinato ha lottato, ma chi ha protetto i collusi?’

“Verità taciute: Ravidà parla chiaro su Scarpinato, le stragi e le complicità di Stato”

Mario Ravidà, ex sostituto commissario della DIA di Catania, ha dedicato la sua vita professionale alla lotta contro Cosa nostra. Ufficiale di grande esperienza, ha preso parte a delicate indagini e operazioni che hanno segnato gli anni più difficili della guerra alla mafia. Dopo il pensionamento, ha scelto di non tacere e continua a raccontare con schiettezza e coraggio la sua verità sui rapporti tra Stato, mafia e poteri occulti.

La sua voce, libera da condizionamenti, offre una prospettiva preziosa: quella di chi ha visto dall’interno come funzionavano le indagini, quali ostacoli venivano frapposti e quali omissioni restavano senza risposta.

In questa intervista, Ravidà affronta senza mezzi termini la figura di Roberto Scarpinato, la memoria di Paolo Borsellino e il nodo irrisolto delle collusioni tra istituzioni e criminalità.

“Scarpinato ha lottato davvero”

Dottor Ravidà, cosa pensa di Roberto Scarpinato e del suo ruolo nella lotta alla mafia?
Io dico e affermo di sì: Scarpinato è una persona che ha realmente lottato e continua a lottare contro la mafia e le sue collusioni e connessioni. Su questo non ho alcun dubbio. Chi oggi cerca di stravolgere questa realtà, evidente e palese, è verosimilmente qualcuno che non vuole che emerga tutta la verità su ciò che è accaduto nel nostro Paese. E non parlo soltanto degli anni Novanta, ma dagli albori di questa pseudo Repubblica e perfino da prima.

“Verità negate e depistaggi ridicoli”

Lei parla di “verità negate”: a cosa si riferisce?
Negare o mettere in secondo piano fatti ormai palesi, come l’aiuto, il supporto e la protezione che lo Stato ha garantito a criminali stragisti, mafiosi e uomini dell’estrema destra, è diventato ridicolo. Lo è altrettanto continuare a ridurre la morte di Paolo Borsellino e dei suoi “angeli” alla sola “questione mafia-appalti”. È un modo per occultare verità molto più scomode.

“Ho sempre mantenuto lo spirito critico”

È sempre stato critico nei confronti della magistratura?
Sono stato critico, sì, e lo sono ancora oggi. Persino con giudici che stimo profondamente, come lo stesso Scarpinato. Su altri, come De Raho, la mia stima è minore, perché non ci ha ancora detto la vera motivazione per cui allontanò il dottor Di Matteo dal gruppo stragi della DNA.
Detto questo, è innegabile che molti magistrati – tra cui lo stesso Scarpinato – hanno avuto e hanno oggi una posizione netta contro le collusioni e i rapporti tra Stato, mafia e ambienti terroristici, di estrema destra e almeno in un caso anche di estrema sinistra.

“Il coraggio mancato”

Qual è, secondo lei, il limite più grande della magistratura in questi anni?
Il fatto che non hanno avuto la forza e il coraggio di inquisire i loro stessi colleghi di Procura quando avrebbero potuto e dovuto farlo. Parlo di ritardi e omissioni gravissime che, a mio avviso, hanno finito per favorire le protezioni di quei collusi che hanno stretto patti e accordi con mafie e terroristi.

“Reati gravissimi mai perseguiti”

Sta parlando di responsabilità istituzionali pesanti…
Certamente. Potrei fare un elenco lunghissimo dei fatti di omissione e ritardo di cui si sono resi responsabili moltissimi magistrati e uomini delle Istituzioni. Fatti gravissimi, veri e propri reati, che nessuno ha mai perseguito.
Ma mi astengo: li ho già denunciati e scritti più volte. Ripeterli sarebbe inutile. Resta però un punto fermo: lo Stato, nei momenti più bui, ha scelto di non colpire i suoi uomini infedeli.

Le parole di Mario Ravidà non lasciano indifferenti. L’ex sostituto commissario della DIA di Catania offre una testimonianza che unisce esperienza diretta e libertà di giudizio, ponendo domande che ancora oggi restano senza risposta.

Il suo riconoscimento del ruolo di magistrati come Roberto Scarpinato nella lotta alla mafia si intreccia con una denuncia forte: quella delle omissioni e dei silenzi che hanno caratterizzato la storia giudiziaria e politica del nostro Paese. Una storia fatta non solo di processi e sentenze, ma anche di verità mancate.

In queste righe c’è la voce di chi ha visto dall’interno e continua a ricordarci che la lotta alla mafia non si misura solo negli arresti, ma anche nella capacità – o nell’incapacità – dello Stato di guardare dentro se stesso.


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Questo articolo ha un commento

  1. Graziana Gatto

    Stima infinita per entrambi! Intanto è tutto scritto nero su bianco.
    Noi uomini siamo il lato A come il lato B della medaglia uno differente dall’ altro!
    #lamafiaèunavalangadimerda

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