
Da Catania alla Sardegna, due commemorazioni per una verità ancora negata
Sono trascorsi 29 anni da quel tragico 10 maggio 1996, giorno in cui fu assassinato Luigi Ilardo, pochi giorni prima che si recasse a Roma per firmare il protocollo di protezione dei collaboratori di giustizia.
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Nel 2025, due luoghi dell’Italia civile si sono mobilitati per ricordarlo: Catania, sua città, e la Sardegna, con un evento pubblico a Sarule (NU). Due forme diverse di memoria, un solo filo conduttore: la ricerca della verità e il rifiuto dell’oblio.
Catania: un fiore, una petizione, un impegno civile
Catania Più Attiva, come deliberato nel corso della riunione del direttivo svoltasi mercoledì scorso, ha voluto ricordare Luigi Ilardo con una commemorazione molto semplice: un mazzo di fiori, in forma privata, alla presenza del direttivo, dei familiari e di Rosario Cunsolo, presidente dell’associazione anti-racket Libera Impresa.
Al termine della commemorazione, il presidente Santo Musumeci e il segretario Dario Consoli, insieme ai consiglieri Francesco Giuffrida e Vincenzo Gullotta, hanno annunciato una raccolta firme per una petizione comunale volta a chiedere l’intitolazione di una strada a Luigi Ilardo. Saranno necessarie 500 firme di residenti iscritti alle liste elettorali del Comune di Catania. La petizione sarà ufficialmente lanciata a inizio giugno, con l’organizzazione di banchetti informativi nelle principali vie cittadine.
Un pensiero particolare è stato rivolto a Luana Ilardo, figlia di Luigi, che non ha potuto essere presente perché già impegnata in Sardegna, in diversi comuni, per parlare di lotta alla mafia e cultura della legalità. Da anni, Luana si batte per conoscere tutta la verità sulla morte del padre e su tanti aspetti ancora poco chiari del rapporto — o della trattativa — tra Stato e mafia, inclusa la mancata notifica che sarebbe dovuta giungere a suo padre a Catania.
Un pensiero è stato rivolto anche a Mario Ravidà, ex ispettore della DIA, impossibilitato a partecipare, ma che da anni mette a disposizione le sue conoscenze per contribuire alla ricerca della verità.
«Luigi Ilardo ha dato fastidio da vivo, e continua a darne da morto. Forse perché c’è un livello troppo alto dello Stato coinvolto?»
— Santo Musumeci, presidente di Catania Più Attiva
«Luigi Ilardo decise di fidarsi dello Stato, aiutandolo, e fu invece abbandonato, lasciato in balìa di una vendetta fulminea consumata dal clan santapaoliano, senza che fossero neppure rispettate le “regole” previste per l’uccisione di un uomo d’onore. Una vicenda dalle troppe, troppe aree grigie, in cui è evidente che molti giocavano su tavoli diversi, compresi taluni che avrebbero dovuto garantire la giustizia.»
— Dario Consoli, segretario di Catania Più Attiva
«Come docente ed educatore intendo adoperarmi per far conoscere ai giovani studenti catanesi la storia della lotta alla mafia negli anni Novanta, momento cruciale tra la Prima e la Seconda Repubblica: le stragi di Capaci e via D’Amelio, e soprattutto la trattativa tra pezzi dello Stato e mafia, di cui Luigi Ilardo fu una tragica vittima.»
— Santo Musumeci
Sardegna: parole civili, memoria viva
«È stato un piacere e un onore per me ieri partecipare come relatore all’evento organizzato a Sarule (Nuoro) per ricordare la morte di Luigi Ilardo, ex boss mafioso passato dalla parte dello Stato italiano, per il quale operò dal 1993 come infiltrato, fino alla sua tragica uccisione, consumata il 10 maggio 1996» — ha scritto il giornalista Stefano Baudino, intervenuto all’iniziativa.
L’evento è stato condiviso con Luana Ilardo, figlia di Luigi, con il viceprefetto di Catania Rosaria Maria Giuffrè e con l’ex magistrato Antonio Ingroia, che si è collegato da remoto.
«Quel 10 maggio 1996 non era un momento qualsiasi. Mancavano infatti pochi giorni all’entrata di Luigi Ilardo nel programma di protezione per i pentiti. Ma, dopo una sempre più certa fuga di notizie da ambienti istituzionali, mafia e pezzi sporchi dello Stato gli chiusero la bocca per sempre.»
Luigi Ilardo aveva fatto arrestare decine di importanti boss mafiosi, aveva condotto i Carabinieri al covo del capo di Cosa Nostra Bernardo Provenzano — il quale, a causa di una lunga serie di macroscopiche anomalie investigative, non venne catturato — e aveva anticipato che avrebbe parlato dei legami tra mafia e Forza Italia, nonché tra i personaggi che concepirono le stragi degli anni Novanta e quelli che negli anni Settanta parteciparono agli attentati della “strategia della tensione”.
«Quella di Luigi Ilardo è una storia che non deve essere dimenticata. E che offre spunti estremamente interessanti su tante questioni calde e ancora aperte. Con Luana continuerò a parlarvene, fino a quando non sarà fatta piena giustizia su questa vicenda.»
— Stefano Baudino, giornalista
La voce di Sarule per Luigi Ilardo: un evento contro il silenzio
Conclusione: la memoria unisce, la verità divide
Due territori diversi, due forme di impegno, un solo obiettivo: non dimenticare Luigi Ilardo.
A Catania, la memoria si è fatta gesto civile con un mazzo di fiori e una petizione per l’intitolazione di una via. In Sardegna, si è fatta testimonianza viva, parola che denuncia e ricorda. Luigi Ilardo continua a disturbare, perché la sua è una storia che non è stata ancora accolta fino in fondo dallo Stato per cui ha sacrificato la vita.
Finché ci sarà chi ha il coraggio di raccontarla e di pretenderne giustizia, quella storia continuerà a vivere.