Luana Ilardo con gli studenti di Belluno

Luana Ilardo incontra gli studenti di Belluno

“Aspettimo di conoscere ancora la verità su chi ha voluto la morte di mio padre”.

Un’aula gremita, il silenzio carico di emozione e la voce ferma, ma a tratti rotta dall’emozione, di una figlia che racconta la storia di un padre vissuto all’ombra di Cosa Nostra, poi redento, infine tradito e assassinato.

Luana Ilardo, figlia di Luigi Ilardo, ex uomo d’onore e informatore dei Carabinieri, l’unico infiltrato che Cosa nostra abbia conosciuto, ha incontrato gli studenti delle classi quarte e quinte del liceo Rainer di Belluno in un appuntamento che ha lasciato un segno profondo nei ragazzi. Un incontro non solo per ricordare, ma per trasmettere la verità e il coraggio di chi ha scelto di opporsi a un sistema criminale per poi pagarne le conseguenze con la vita.

A volere fortemente questo incontro è stata la professoressa Avv. Paola Monticelli, che ha organizzato l’evento con l’obiettivo di far conoscere agli studenti una storia di coraggio, giustizia e memoria. Grazie al suo impegno, i ragazzi hanno avuto la possibilità di ascoltare una testimonianza diretta e intensa, che ha reso ancora più tangibile quanti misteri ci stanno dietro al suo barbaro assassinio.

Da uomo d’onore a collaboratore di giustizia

Luana ha ricostruito il percorso di suo padre, un uomo che in giovane età aveva abbracciato i codici della mafia, diventando un affiliato di Cosa Nostra. “Mio padre era un uomo d’onore, cresciuto dentro quel mondo fatto di silenzi, di regole non scritte, di fedeltà assoluta all’organizzazione”, ha spiegato agli studenti.

Ma con il tempo, qualcosa dentro di lui si era spezzato. Luigi Ilardo aveva iniziato a vedere la mafia per quello che era davvero: un sistema di potere corrotto che annienta le vite, che soffoca il futuro di chi ne fa parte e di chi ne è vittima. Così, nel silenzio e nel rischio costante, aveva deciso di collaborare con lo Stato, diventando un informatore prezioso per il colonnello veneto Michele Riccio, dapprima in servizio a Genova, presso la Dia che aveva a capo il dott. Gianni De Gennaro che gli affidò il compito di gestire il pentito. In un secondo momento, Riccio passò alle dipendenze del Ros all’epoca retto dal duo Obinu e Mori.

Le dichiarazioni del pentito Pietro Riggio: “Ilardo sapeva troppo”

Ad aggiungere un tassello inquietante sulla vicenda è stato il pentito Pietro Riggio, ex agente della polizia penitenziaria e affiliato alla famiglia mafiosa di Caltanissetta nei primi anni Duemila. Riggio ha rivelato che l’ordine di uccidere Luigi Ilardo non partì direttamente da Cosa Nostra, ma da una fonte istituzionale del tribunale di Caltanissetta.

Secondo le sue dichiarazioni, la soffiata sarebbe partita da un’area interna alla magistratura nissena, passata poi ai Carabinieri del ROS di Caltanissetta, i quali l’avrebbero fatta circolare, esponendo di fatto Ilardo a una sentenza di morte.

Luana Ilardo sulla vicenda non ha dubbi precisando che il pentito Pietro Riggio è stato tra le altre cose considerato “una fonte attendibile” e le sue dichiarazioni sono ancora oggi al vaglio degli inquirenti per l’ennessimo processo che si è aperto a Palermo sul depistaggio messo in atto subito dopo la strage di via D’Amelio dove perse la vita Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta.

Ma perché uccidere Ilardo? Riggio è chiaro: “Ilardo sapeva troppo e voleva parlare di tutti gli intrecci che si erano succeduti tra il 1992 e il 1995″. E quegli intrecci riguardavano i più oscuri segreti della storia recente d’Italia:

  • Le stragi di Capaci e via D’Amelio, in cui persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
  • I legami tra mafia e massoneria, che avrebbero influenzato gli equilibri di potere in quegli anni.
  • La nascita di Forza Italia e il ruolo di Marcello Dell’Utri, considerato il tramite tra Cosa Nostra e il nascente partito politico.
  • Gli accordi segreti tra Stato e mafia, per mettere fine alla stagione stragista e ridefinire i rapporti tra criminalità organizzata e potere istituzionale.
  • Del delitto Mattarella e del piccolo Claudio Domino

Dichiarazioni che aprono scenari inquietanti e che confermano quanto Ilardo fosse diventato scomodo non solo per la mafia, ma anche per alcuni settori dello Stato.

Il monito ai giovani: “Non voltatevi dall’altra parte”

L’incontro si è concluso con un messaggio forte e chiaro rivolto ai ragazzi: non chiudere gli occhi, non accettare la retorica del “non mi riguarda”. “Mio padre ha pagato con la vita il coraggio di dire no. Oggi tocca a voi scegliere da che parte stare”, ha detto Luana, incitando gli studenti a informarsi, a riflettere, a non essere spettatori passivi della storia.

Gli studenti del Rainer hanno ascoltato in silenzio, qualcuno ha preso appunti, altri hanno chiesto approfondimenti. Alla fine, un lungo applauso ha rotto la tensione dell’aula. E forse, almeno per qualcuno di loro, quell’incontro sarà stato più di una semplice lezione: sarà stato uno spunto per capire che la mafia non è solo un fenomeno del passato, ma una battaglia che si combatte anche nel presente.