Le rivelazioni di Ilardo a Riccio

Dentro le rivelazioni di Luigi Ilardo: mafia, politica e poteri occulti

Ilardo e la mappa segreta dei poteri deviati

Questo post è il seguito del precedente articolo pubblicato sul nostro sito in memoria di Luigi Ilardo intitolato “Ilardo e il patto nascosto. Mafia e politica alla vigilia della Seconda Repubblica”.

Ma questo nuovo spazio non è un semplice proseguimento: è l’apertura di una rubrica dedicata, uno spazio specifico all’interno del sito in cui raccogliere in modo ordinato e approfondito le rivelazioni più importanti che Luigi Ilardo fece al colonnello Michele Riccio durante il periodo in cui collaborò come confidente dei Carabinieri del ROS.

Uno spazio che mi auguro possa permettere ai nostri lettori che crescono di giorno in giorno di potersi meglio orientare sugli argomenti che affronteremo.

Le rivelazioni di Luigi Ilardo non sono solo un pezzo della storia della mafia.

Sono una mappa dettagliata delle connessioni tra Cosa Nostra e i poteri occulti della Repubblica: dalla politica alla massoneria, dai servizi segreti al terrorismo nero.
Documenti, testimonianze, verbali, sentenze e relazioni: tutto sarà esaminato in questa rubrica per restituire la verità storica — quella che ancora oggi non ha avuto pieno riconoscimento pubblico.

L’obiettivo: dare un ordine alla verità

Creare una rubrica specifica dedicata alle rivelazioni di Ilardo serve anche a mettere ordine in una mole di contenuti frammentati, spesso relegati a margine o archiviati in forma tecnica nei fascicoli giudiziari. In questo spazio, invece, ogni frammento sarà collocato nel proprio contesto, esaminato criticamente e spiegato in modo chiaro ai lettori.

Lo scopo è creare una cronologia ragionata, una “serie” tematica che permetta a chi legge di seguire il filo logico delle dichiarazioni di Ilardo, della loro progressiva messa a fuoco e — purtroppo — della reazione criminale e istituzionale che queste dichiarazioni provocarono. 

Verità negate e domande aperte

Gli elementi raccolti, infatti, spingono sempre più verso un’unica ipotesi verosimile ovvero che dietro l’omicidio di Ilardo si mossero Entità esterne, interessate a spegnere per sempre la sua voce.

Una pista che sembrerebbe ancora viva, considerato che un fascicolo d’inchiesta formale è ancora aperto ma di cui non si sa nulla

Difatti, Ilardo non si limitò a puntare il dito solo contro i boss.

Alcuni suoi racconti — poi riscontrati in atti giudiziari — gettavano ombre pesantissime su settori della magistratura, che sulla vicenda Ilardo sembrerebbe abbia chiuso gli occhi o voltato la testa, in particolare, su precise vicende emerse nella sentenza di primo grado emessa dalla Corte d’Assise di Catania nel marzo 2017.
Una ambiguità ipocrita che pesa ancora oggi su molte pagine mai davvero chiarite.

Ci riferiamo alla relazione di servizio dell’ex commissario della Dia, Mario Ravidà, sparita e poi insabbiata per anni. Relazione che arrivò sul tavolo di un magistrato della procura di Catania che non avvio nessuna indagine.

Ma ce di più, come del resto ha denunciato dallo stesso Ravidà in un’intervista che troverete nel nostro sito 

“Lo Stato che non voleva sapere” – Le rivelazioni di Mario Ravidà sull’omicidio Ilardo e molto altro”

Le mancate indagini da parte della DIA di Catania, sebbene si era venuti a conoscenza, dopo cinque anni dalla morte di Ilardo dei nomi degli autori dell’omicidio, la loro appartenenza alla “squadra omicida di Maurizio Zuccaro”; a chi facevano capo come dipendenza mafiosa e persino le marche dei “mezzi” usati dai killer di Ilardo

Nessun approfondimento investigativo sembrerebbe che sia stato fatto sul processo di accelerazione della volonta di eliminare Ilardo e, in particolare, sull’effettivo ruolo che, in quel contesto criminale, giocò Maurizio Zuccaro che guidò la squadra di morte quella sera del 10 maggio del 1996.

La strana e misteriosa riunione del 2 maggio del 1996 a Roma. Ilardo parla per quattro ore con i vertici di due procure antimafia: Palermo e Caltanisetta alla presenza, rispettivamente, del dott. Caselli e del dott. Tinebra. Riunione ove era presente anche la pm Teresa Principato.

Summit di cui non abbiamo nessun verbale ma solo degli appunti, a quanto si dice, presi dalla Principato e poi, come confermerà la stessa, persi durante un trasloco.

Se da un lato non vi è dubbio che la giustizia ha condannato i mafiosi che materialmente eseguirono l’omicidio Ilardo, dall’altro lato si ha la netta sensazione che lo Stato ufficiale sembra aver scelto di guardare altrove.

Del resto oggi questo scenario sembra dimostrato anche da un provvedimento recente, votato dal governo, come il decreto sulla sicurezza che allarga i poteri dei servizi segreti, proprio in un Paese dove i servizi hanno giocato ruoli attivi — e spesso criminali — nelle stragi.

Un atto di memoria e accusa

Luigi Ilardo aveva già fissato la data in cui avrebbe formalizzato la sua collaborazione entrando nel programma speciale di protezione.
Ma qualche giorno prima di essere ascoltato ufficialmente venne assassinato sotto casa, a Catania.

Non siamo qui a fare solo una cronaca.
Questo spazio è un atto di memoria e una denuncia documentata contro l’indifferenza e il sistema che hanno permesso, e forse favorito, il silenzio sulla verità di Luigi Ilardo.

Come usare questa rubrica

I post che verranno pubblicati sotto la voce “Le rivelazioni di Ilardo a Riccio” conterranno:

  • Episodi tematici come ad esempio “Dell’Utri e la promessa elettorale del 1994”)

  • Collegamenti documentati a sentenze e relazioni ufficiali

  • Confronti tra versioni

  • Un lessico chiaro ma rigoroso, fondato su atti e fonti

Ogni lettore potrà così ricostruire il quadro in modo indipendente, ma con tutti gli strumenti per riconoscere la complessità — e la pericolosità — di quella verità che Luigi Ilardo pagò con la vita.