“Lo Stato sapeva: Imposimato racconta Gladio, P2 e il caso Moro”
Stragi, depistaggi e la verità taciuta che unisce il caso Moro e la vicenda Ilardo
In questo intervento pubblico, il giudice Ferdinando Imposimato svela con precisione chirurgica la trama occulta che lega Gladio, i servizi segreti deviati, la loggia P2 e la NATO a tutte le principali stragi italiane.
Una testimonianza sconvolgente che, per chi ha seguito il caso Luigi Ilardo, rappresenta un tassello fondamentale nella comprensione del disegno criminale e istituzionale che ha condotto all’omicidio dell’infiltrato Ilardo.
Qui sotto il video integrale dell’intervento che vi inviatiamo a vedere e, a seguire, il nostro approfondimento che segue
La verità di Ferdinando Imposimato: Gladio, NATO e lo Stato che sapeva
Per trentacinque anni Ferdinando Imposimato ha vissuto in una contraddizione. Da magistrato, da uomo delle istituzioni, aveva creduto nella verità ufficiale. Poi, un giorno, tutto ha iniziato a crollare. «Mi sono sbagliato», dice ora con la voce ferma e il tono di chi ha scavato a mani nude tra le macerie della storia italiana.
Quella che racconta è una verità che scotta, che mette insieme logge massoniche, basi NATO, servizi segreti, Gladio e un nome che ancora oggi divide la coscienza del Paese: Aldo Moro.
L’ombra delle basi NATO
«In Italia esistono sette basi NATO. Sono sette logge massoniche». È da qui che parte il racconto. Non si tratta di suggestioni, ma di elementi investigativi raccolti nel corso di decenni. Secondo Imposimato, le stragi che hanno insanguinato l’Italia – da Piazza Fontana a Bologna, da Capaci a via D’Amelio – sono state eseguite con esplosivi provenienti da queste basi.
«In alcune di queste basi si riunivano terroristi neri, ufficiali della NATO, mafiosi, uomini politici e massoni alla vigilia di attentati», denuncia. Le sue affermazioni trovano riscontro in documenti, atti giudiziari, testimonianze. Eppure, il silenzio resta assordante. «La disinformazione e il silenzio della stampa impediscono alla pubblica opinione di conoscere queste tremende verità».
Il sequestro di Aldo Moro: un processo bloccato
Era il 17 maggio 1978, otto giorni dopo l’uccisione di Aldo Moro. Secondo la legge, il processo doveva passare al giudice istruttore. E Imposimato era il giudice istruttore. Ma non andò così. «Il processo venne bloccato, avocato dal procuratore generale. Tutta l’indagine venne sottratta alla magistratura».
A occuparsene fu un ufficio anomalo, l’Ucigos, creato su iniziativa del ministro dell’Interno Francesco Cossiga. Un ufficio «che agiva al posto del pubblico ministero, ma senza che il magistrato sapesse nulla». L’inchiesta, nelle mani sbagliate, divenne strumento di depistaggio.
P2, Gladio, CIA: il comitato segreto
Nel giorno stesso del sequestro, il presidente del Consiglio Giulio Andreotti e Cossiga crearono un comitato di crisi. Ne facevano parte esponenti della loggia massonica Propaganda 2 e dirigenti di Gladio, una struttura clandestina dei servizi segreti che agiva sotto il controllo della CIA.
Nomi come Santovito, Musumeci, Maletti. Tutti legati alla P2. Tutti interni a una rete che secondo Imposimato non difendeva lo Stato, ma lo sabotava dall’interno.
«La base principale di Gladio era a Capo Marraggio, in Sardegna. Finanziata dalla CIA. Aveva la sua sede operativa in via Sicilia, a Roma, accanto ai servizi segreti italiani e all’ambasciata americana». Una geografia precisa, quella tracciata da Imposimato, in cui l’Italia appare come un campo d’azione manovrato da potenze esterne.
Via Montalcini: lo Stato sapeva
Poi c’è via Montalcini, il luogo della prigionia di Moro. Imposimato fu il primo a identificarla. Ma la sua sentenza sparì. «L’hanno messa in un archivio super segreto, a palazzo Giustiniani, sede della massoneria». Lì dove nessuno avrebbe potuto cercare.
Eppure, a distanza di anni, un brigadiere della Guardia di Finanza si fa avanti. «Mi disse: “Io sono stato dal 20 aprile all’8 maggio sotto la prigione di Moro per fare appostamenti”». Il suo nome è Giovanni Lado. E non era solo: altri due sottufficiali confermarono di essere stati lì. Lo Stato sapeva, è la conclusione inevitabile.
Le stragi e l’organizzazione che non è mai morta
Imposimato ricostruisce con rigore il funzionamento di Gladio. Una struttura paramilitare clandestina che collaborava con i servizi segreti americani, italiani e con esponenti dell’estrema destra e della mafia. «Affidavano le stragi a uomini di Ordine Nuovo e a mafiosi. E fornivano loro l’esplosivo attraverso la NATO».
Accusa apertamente i vertici politici italiani dell’epoca. «Chi erano i capi politici di Gladio? Giulio Andreotti e Francesco Cossiga».
Uomini di governo, istituzioni, complici di una strategia della tensione che ha piegato la democrazia italiana per decenni.
E aggiunge: «Quelli che hanno partecipato al complotto sono morti in gran parte, ma tutta la struttura è ancora viva e ha le sue radici negli Stati Uniti».
“Non mi presto più a occultamenti”
«Io non mi presto più. Dirò delle cose a cui non volevo credere. Ci ho messo 35 anni per accettarle». La voce di Imposimato, in questo intervento pubblico, è insieme stanca e determinata. Come quella di chi ha lottato contro un potere invisibile, radicato e globale. E non ha mai smesso di cercare la verità.
«Conoscere la verità, conoscere la propria storia. L’Italia non ne vuole sapere. Ma ci sono persone, come voi, che vogliono sapere com’è andata. E io vi rispetto».
Il collegamento con Luigi Ilardo
Quanto denunciato dal giudice Ferdinando Imposimato non può non farci venire in mente Luigi Ilardo, l’infiltrato per conto dello Stato all’interno di Cosa nostra, ucciso alla vigilia della sua collaborazione ufficiale con la magistratura.
Anche nel caso Ilardo ritroviamo la presenza di servizi segreti deviati, apparati paralleli, logge massoniche e una rete criminale trasversale che ha ostacolato la verità e ha protetto interessi indicibili.
La struttura Gladio, i legami con la NATO, le connivenze tra mafia, Stato e massoneria descritti da Imposimato, rappresentano un contesto storico e operativo perfettamente compatibile con quello in cui Ilardo ha agito e trovato la morte.
Questa testimonianza, se ci è concesso, rafforza la nostra idea che l’eliminazione di Luigi Ilardo non sia stato un semplice delitto di mafia, ma un tassello della stessa strategia di disinformazione e occultamento che ha caratterizzato le stragi e i grandi misteri italiani.
Esigiamo giustizia sulle stragi!
Chiediamo con forza alla magistratuta di aprire, se ciò non è stato fatto, un fascicolo d’inchiesta sulle “Entita esterne” che hanno commissionato il delitto Ilardo!
🎙️ Le parole chiave di Imposimato
«Mi sono sbagliato. Per molti anni ho creduto che la NATO fosse un’organizzazione difensiva. Non era così».
«In Italia esistono sette basi NATO. Sono sette logge massoniche».
«L’esplosivo utilizzato nelle stragi veniva dalle basi NATO».
«Il processo Moro venne bloccato e sottratto alla magistratura. Fu un’anomalia gravissima».
«Il comitato di crisi era composto da esponenti della P2 e della struttura Gladio».
«Gladio era un apparato segreto finanziato dalla CIA. Agiva in Italia per destabilizzare lo Stato».
«Via Montalcini era la prigione di Moro. Lo Stato sapeva. I militari erano appostati lì».
«Tutta la struttura che ha partecipato al complotto contro Moro è ancora viva. Ha radici negli Stati Uniti».
«Chi erano i capi politici di Gladio? Giulio Andreotti e Francesco Cossiga».
«Io non mi presto più. Dirò cose che non volevo credere. Ho impiegato 35 anni per accettarle».