La mancata cattura di Provenzano (seconda parte)

L'incontro che poteva cambiare tutto

Il 31 ottobre lo Stato doveva fare una scelta, scegliere di salvare Bernardo Provenzano o Luigi Ilardo. Luigi Ilardo morì pochi mesi dopo…Provenzano venne catturato solo undici anni dopo

Mezzojuso, 31 ottobre 1995. L’ora zero mancata

Continuiamo il nostro racconto sulla mancata cattura di Binnu u tratturi [1].

L’appuntamento era fissato. Luigi Ilardo, in contatto riservato con il colonnello Michele Riccio, aveva ricevuto conferma di un incontro con Bernardo Provenzano, il superlatitante più ricercato d’Italia.

Il luogo: una masseria isolata nella zona di Mezzojuso. Era un’occasione irripetibile, e Ilardo trasmise informazioni dettagliate al ROS: giorno, ora, luogo, accompagnatori, e persino il numero di targa dell’autovettura con cui sarebbe stato condotto al casolare​.

Alle 8:05 di quel 31 ottobre, una Ford Escort diesel grigia, targata PA B00057, si fece avanti da una stradina di campagna. Alla guida c’era Giovanni Napoli, impiegato dell’Assessorato Regionale Agricoltura e Foreste. Salirono a bordo Ilardo e Lorenzo Vaccaro. La vettura si immetteva sulla statale in direzione Agrigento, seguita da un’altra auto, una Lancia Prisma scura targata Enna, condotta da Salvatore Ferro

Al casolare li attendeva Nicolò La Barbera, detto “Cono”, proprietario della masseria e uomo di fiducia di Provenzano. Era stato lui a preparare il pranzo per il boss, “carne al sangue e senza sale, come lo stato di salute del latitante gli necessitava”, disse Ilardo. Lo descrisse come “un uomo di circa 60 anni, molto robusto, capelli brizzolati tendenti al bianco”​

Una segnalazione ignorata

Il racconto si tinge sempre più di azioni e comportamenti inspiegabili perchè i carabinieri del ROS erano appostati al bivio di Mezzojuso.

Fotografarono i veicoli, notarono i movimenti. Ma non seguirono le auto, non avvisarono la Procura, non effettuarono perquisizioni. L’incontro avvenne, si concluse, e Provenzano tornò a scomparire nel nulla.

Il primo sopralluogo sul luogo si ebbe solo il 23 maggio 1996, quando ormai Ilardo era stato assassinato da poco​

Un memoriale senza firma

Ilardo raccontò nei dettagli il percorso: l’inizio presso il distributore Esso, la deviazione a sinistra sullo scorrimento veloce, la “casa con ovile” sotto una costruzione con tetto rossastro, le due case usate dal latitante, le abitudini alimentari. Fornì un quadro completo, utile non solo a localizzare il nascondiglio, ma anche a colpire l’intera rete di protezione

“Già in data 31.10.1995 Ilardo ebbe a menzionare tali Cono e Giovanni ed a fornire significative informazioni inerenti ai predetti”​​

Chi c’era, chi doveva esserci, chi non intervenne

I soggetti coinvolti nell’incontro erano stati tutti identificati con precisione:

  • Giovanni Napoli (conducente della Ford Escort)

  • Lorenzo Vaccaro (accompagnatore di Ilardo)

  • Salvatore Ferro (alla guida della Lancia Prisma)

  • Nicolò La Barbera (padrone di casa)

  • Bernardo Provenzano (latitante)

Eppure, non venne attivato alcun pedinamento, e nessun fascicolo fotografico fu inoltrato immediatamente alle autorità giudiziarie.

 Fu omesso l’accertamento documentale sull’intestatario della Ford Escort”, nonostante la targa fosse già in possesso dei militari​

Un mistero operativo

Si è tentato di spiegare le omissioni come dovute a scelte di “prudenza operativa” per non compromettere Ilardo. Tuttavia, una delle tante sentenze sulla vicenda Ilardo osserva:

“Non emergono elementi specifici rappresentativi di un concreto e fondato rischio di contropedinamento”​

Persino l’ipotesi di un intervento rapido in elicottero, esplorata successivamente, non venne mai presa in considerazione operativamente, sebbene i luoghi lo consentissero​

Ma pur volendo dare per buone le scelte legate alla protezione dell’infiltrato Ilardo perchè l’operazione non venne fatta nei giorni successivi?

Perchè si lasciò indisturbato Provenzano per altri dieci anni?

Conclusione: un incontro, mille silenzi

L’incontro tra Ilardo e Provenzano fu una straordinaria occasione investigativa, lasciata sfumare nel silenzio. Le informazioni raccolte erano precise, verificabili, operative. Eppure, la macchina dello Stato rimase immobile. Nessuno fu fermato. Nessuno venne arrestato. Ilardo fu assassinato. Provenzano continuò la sua latitanza per altri dieci anni.

“Se avessi saputo che si era incontrato con Provenzano, avrei attivato qualcosa di più

dichiarò il dottor Pignatone, all’epoca tra i magistrati inquirenti​.

Eppure il colonnello Riccio racconterà che in occasione dell’incontro avuto con il dott. Pignatone, delegato dal procuratore Caselli ad occuparsi della fonte “Oriente”, incontro avvenuto il 1° novembre del 1995, l’indomani dell’incontro tra Ilardo e Provenzano, chiese chi avrebbe proceduto all’arresto del Provenzano, Riccio rispose che come da disposizioni ricevute se ne sarebbero occupati i suoi superiori del Ros [2]

Se Riccio comunicò al dott. Pignatone il luogo dove si nascondeva Provenzano perchè non fece nulla per obbligare i Ros a procedere a quell’arresto?

L’interrogativo ci sembra sia del tutto legittimo.

E oggi, a distanza di anni, il dubbio che quell’incontro sia stato scientificamente ignorato — più che semplicemente sottovalutato — resta più che mai vivo.

Ma non finisce qui!

CONTINUA CON LA RETE INVISIBILE: CHI PROTEGGEVA PROVENZANO?

Guglielmo Bongiovanni

NOTE:

[1] Ci siamo fatti ispirare nel racconto di questa vicenda che riteniamo uno dei nodi centrali dell’intera storia dell’infiltrato Luigi Ilardo da una sentenza che viene poco citata ma che riteniamo, a nostro modesto parere, un documento importante per dare una lettura approfondita sulla mancata cattura di Bernardo Provenzano (Tribunale di Palermo, Sezione del giudice per le indagini preliminari
Ordinanza di archiviazione emessa dalla dott.ssa Maria Pino il 19 settembre del 2011; sulla vicenda esistono altri documenti che possono essere facilmente reperiti sulla rete internet ne cito alcuni: Il rapporto “Grande Oriente” stilato dal colonnello Riccio, documento oggi visibile a tutti; La sentenza di primo grado emessa dalla Corte d’assise di Catania il 21 marzo del 2017; La monumentale sentenza cosiddetta sulla trattativa Stato-mafia emessa dalla Corte d’assise di Palermo il 20 aprile del 2018);

[2] Audizione Luana Ilardo presso la Commissione parlamentare d’inchiesta contro la mafia, 16 novembre del 2011;