Il terrazzo dei misteri: il palazzo Graziano e le verità negate su via D'Amelio
“La verità può essere occultata non solo dalla violenza, ma anche dal silenzio”
Il mancato approfondimento della pista del palazzo Graziano
Ritorniamo sulla vicenda del Palazzo scomparso di cui ci siamo occupati nei giorni scorsi. Sotto troverete anche un box con le fonti di cui mi sono servito
Comè noto, subito dopo la strage di via D’Amelio, il 21 luglio 1992, due ispettori della Criminalpol di Catania, Arena e Ravidà, effettuarono un sopralluogo all’undicesimo piano del palazzo in costruzione di proprietà della famiglia Graziano, denominato “Complesso Iride”. Gli agenti trovarono elementi potenzialmente decisivi
Una grande vetrata “scudata” appoggiata al parapetto che dava su via D’Amelio, apposta verosimilmente a protezione dello spostamento d’aria causata dall’esplosione, numerose cicche di sigaretta sparse sul pavimento e ventisei piante ad alto fusto disposte strategicamente per proteggere da sguardi indiscreti.
Nonostante la raccolta di tali elementi e la presenza di fotografie scattate, presumibilmente, dalla Scientifica, sulla relazione di servizio non nè sappiamo nulla.
Ci ritroviamo in mano solo un rapporto della squadra mobile di Palermo, datato 20 luglio 1992, dove viene annotato testualmente
Immediatamente veniva effettuato a cura di personale dipendente e del locale Centro Criminalpol, accurato sopralluogo in uno stabile di colore grigio, all’apparenza disabitato poichè in via di completamento […] Si procedeva ad ispezionare la costruzione, accertando così che soltanto dai piani alti risulta una
completa visuale su via D’Amelio; non veniva tuttavia rilevato nulla che potesse far pensare alla presenza di qualcuno nei locali.
In altri termini un sopralluogo venne fatto ma nessun elemento faceva pensare che in quel Palazzo ci fosse stato qualcuno.
Eppure la relazione di servizio degli ispettori catanesi della Criminalpol di Catania, Arena e Ravidà, diceva tutto il contrario.
Dove finì questa relazione?
Ci chiediamo ancora venne visionata da qualcuno?
Se la risposta a questa domanda è positiva possimo chiedere da chi?
Ma il mistero si fà ancora più fitto
Sembre dal rapporto della squadra mobile di Palermo del 20 luglio 1992 leggiamo testualmente di una
telefonata anonima pervenuta sulla linea 113 della locale Questura, con la quale voce di donna riferiva che il giorno dell’attentato, nello stabile in costruzione dei fratelli Graziano, al piano ultimo, era stato notato uno strano movimento, aggiungeva che i Graziano sono legati al clan Madonia.
Quest’utlimo dato ci viene confermato dalla relazione di servizio dei due ispettori della Criminalpol che controllarono i fratelli Graziano come ci confermerà lo stesso Ravidà
sono delle persone che hanno dei precedenti di polizia pesante anche per associazione mafiosa […]entrambi erano forniti di telefonini. Prendemmo i numeri telefonici. Tutti questi elementi li inserimmo in una relazione di servizio”
Ci chiediamo ancora una volta
E’ stata mai fatta sviluppata una pista investigativa sui rapporti tra i costruttori Graziano e i Madonia di Palermo nell’immediatezza del fatto?
Sono stati controllati i numeri dei cellullari segnalati dalla relazione di servizio?
Chi hanno contattato quei telefoni al momento dell’esplosione in via D’Amelio?
Può essere questa la vera motivazione della sparizione della relazione di servizio con il conseguente allontamento da Palermo dei due ispettori della Criminalpol catanese?
Ma ancora oggi, forse, si potrebbe risalire ai probabili contatti di quei cellulari dato che nel tempo sono stati acquisiti tabulati telefonici che dovrebbero essere ancora conservati nei fascicoli dei diversi indagati per la strage e quindi si potrebbe, per esempio, controllare se in qualcuno di questi tabulati potrebbe esserci qualche numero riconducibile ai Graziano.
Dalle indagini di Genchi, sono mai risultati, dai suoi accertamenti e tabulati, dei riferimenti ai Graziano?
Crediamo che non sia mai troppo tardi per provare a risalire a delle verita’ che indubbiamente, a causa dei depistaggi che si sono messi in atto in via D’Amelio, come risulta dalla sentenza del Borsellino quater, potrebbero essere stati ignorati volontariamente o per colpa grave.
E cosa ci facevano i Carabinieri che si sarebbero accompagnati ad Arcangioli sotto il palazzo dei Graziano immediatamente dopo la strage?
E’ possibile ipotizzare che potessero essere in compagnia di qualcuno che si trovava proprio in quella terrazza?
Sono mai stati interrogati i Carabinieri che erano insieme ad Arcangioli immortalato con in mano la borsa del Magistrato ucciso contenente l’agenda rossa poi sparita?
E’ ipotizzabile che qualcuno dava direttive proprio da quella terrazza (essendo un punto alto con la vista diretta sulla scena della strage) a chi stava in via D’Amelio?
Non dimentichiamo che uno degli occupanti delle prime volanti della Polizia, giunti sul posto nell’immediatezza dell’esplosione, noto’ persone in giacca e cravatta appartenenti ai servizi segreti che gia’ erano sul posto.
Come hanno fatto a giungere sul luogo prima delle volanti?
Sapevano gia’ quello che doveva succedere in via D’Amelio visto che erano sul posto prima ancora dell’arrivo dei soccorsi?
Spatuzza avrebbe indicato come luogo dove e’ stato premuto il telecomando che causo’ l’esplosione il giardinetto posto alla fine di via D’amelio che, all’epoca era a fondo cieco.
Sia Ravida’ che Arena hanno da sempre escluso che quello potesse essere il posto dove si nascondevano gli attentatori per un semplice e logico motivo: i danni erano così gravi che lo spostamento d’aria o le schegge avrebbero potuto creare dei danni agli attentatori, essendo, quel giardino, troppo vicino al posto dell’esplosione.
E’ quindi ipotizzabile che, per l’ennesima volta, si voglia “coprire” qualcuno delle Istituzioni che poteva avere dirette responsabilita’ nella strage?
E che dire dell’affermazione del giornalista Nicola Biondo che denunciava che i Graziano erano in contatto con il Dott.Contrada?
Sono tutte domande che non hanno mai avuto risposta e che avrebbero meritato un’attenzione diversa da parte di giudici e investigatori, visto l’enorme gravita’ dei fatti dove persero la vita cinque agenti della Scorta e un Magistrato estremamente abile e capace nel contrasto alla mafia e ai loro collusi.
Il caso dei mozziconi di sigaretta e delle piante
Andiamo al capitolo delle cicche di sigarette.
Sembrerebbe, a quanto ne sappiamo, che tra le più gravi lacune investigative figura il mancato sequestro e analisi dei mozziconi di sigaretta ritrovati sul terrazzo del palazzo Graziano.
Nonostante per la strage di Capaci, dove morì il giudice Falcone con la moglie e gli agenti di scorta, si fosse proceduto con meticolosità all’analisi dei residui organici.
Nella relazione di servizio degli ispettori Ravidà e Arena si parla di cicche di sigarette come confermato dallo stesso ispettore catanese
“come se qualcuno era stato là per parecchio tempo, aveva fumato e aveva spento queste cicche là per terra”
Se non bastasse, dell’esistenza delle cicche di sigaretta, parlano due mostri sacri della cronaca giudiziaria siciliana Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza in un articolo apparso sul “Il Fatto Quotidiano” datato 2 novembre del 2011.
Articolo dove vengono mostrate delle foto tra le quali le cicche di sigarette che, presumibilmente, sono state repertate dalla scientifica che intervenne a palazzo Graziano
Sulla terrazza, quindi, c’erano numerose cicche di sigarette soprattutto attorno ai piedi del vetro scudato.
Il ritrovamento dell’album fotografico da parte della Scientifica di Roma confermò le parole dei due ispettori.
Difatti nelle foto dell’articolo si vede
“il vetro scudato, alcune cicche di sigaretta a terra, ma anche la presenza di 26 piante ad alto fusto, posizionate all’ultimo piano del palazzo in costruzione subito sopra il parapetto che proteggeva dalle occhiate indiscrete”
I due giornalisti ne parlano, però, a distanza di diciannove anni dalla mattanza di via D’Amelio il che pone inquietanti interrogativi
Sono stati mai fatti accertamenti su quelle cicche finalizzati a individuare il Dna per risalire alla persona o alle persone che li fumate nell’immeditezza del fatto?
Nell’articolo di Rizza e Lo Bianco si scrive anche delle ventisei piante ad alto fusto, disposte a protezione della visuale dal terrazzo che a quanto pare furono ignorate: non si cercò di risalire a chi le avesse posizionate e per quale motivo.
Le domande inevase sollevate dai magistrati di Caltanissetta e la richiesta di nuovi accertamenti nel 2010
Se non bastasse nel 2010, diciotto anni dopo la strage di via D’Amelio, con una delega della Procura di Caltanissetta, vennero disposti nuovi accertamenti tecnici: fu richiesto di “sviluppare l’animazione 3D sui luoghi, con prolungamento sul palazzo allora in fase di perfezionamento di proprietà dei costruttori Graziano”, e di “evidenziare e migliorare al massimo qualsiasi ripresa del palazzo dei costruttori Graziano” presente nel materiale d’archivio
Questi nuovi lavori di ricostruzione digitale confermarono l’importanza strategica del palazzo nell’economia dell’attentato.
Conclusione
Possiamo affermare che la vicenda che ruota attorno al palazzo Graziano rappresenta una delle pagine più oscure delle indagini sulla strage di via D’Amelio?
Posssiamo affermare che gli errori e le omissioni, sia per negligenza sia forse per dolo, hanno ritardato per decenni il raggiungimento della verità?
La storia degli ispettori Arena e Ravidà, delle loro relazioni ignorate, e delle piste investigative abbandonate, sembrerebbe, senza voler con questo emettere delle sentenze di colpa, un monito su quanto la ricerca della verità necessiti non solo di coraggio, ma anche di rigore e trasparenza assoluta.
Nello scenario che abbiamo delineato non abbiamo dimenticato la presunta presenza degli uomini dei servizi segreti ma di questo ce ne occuperemo nella terza ed ultima parte che abbiamo dedicato ai misteri intorno al palazzo Graziano!
Guglielmo Bongiovanni
Fonti
Articolo di Sandra Rizzo e Giuseppe Lo Bianco apparso su “Il Fatto Quotidiano, il 2 novembre del 2011;
Rapporto Squadra Mobile questura di Palermo, datato 20 luglio del 1992;
Procedimento Penale n.1595/08 R.G.N.R. Mod.21. Accertamenti tecnici su Via D’Amelio (Palermo), 19 luglio 1992;
E descritto bene come mi dissero Ravida e Arena non avete tralasciato niente, ora mi chiedo da investigatore collega dei due ispettori ma ero alla DIA chi è lo scienziato che ha “ammucciatu” la relazione dei colleghi, chi era che dirigeva la Criminalpol di Palermo.
È la mafia nelle Istituzioni pubbliche come denunciato anche da Carlo Palermo pure recentemente.
Sono stati messi al potere dallo sbarco degli Americani in poi ed oggigiorno intrufolati nella massoneria e nella politica attiva dei partiti sono al potere anche attraverso la polizia giudiziaria, la magistratura, la pubblica amministrazione, i servizi segreti, la finanza, ecc..
Non vi ricordate come avevano pianificato l’attentato di via D’Amelio non mettendo VOLUTAMENTE nonostante ripetute richieste il divieto di parcheggio davanti l’abitazione dell’anziana madre di Paolo Borsellino ?
E non vi ricordate che avevano volutamente scavalcato, anche quelli del Consiglio Superiore della Magistratura, sia Giovanni Falcone che Paolo Borsellino nella nomina del Procuratore capo della Procura di Palermo ed avevano scelto tale Giammanco che già da vivi gli stessi Falcone e Borsellino aveva iniziato a smantellare i pool antimafia ?
E non vi ricordate che lo stesso Giammanco aveva esautorato e mobbingzzato Paolo Borsellino (Giovanni Falcone era al Ministero della Salute, perché avevano cercato di posticipare il suo omicidio spostandolo dal Tribunale di Palermo a Roma) togliendogli le indagini di mafia più importanti che Paolo già conosceva ?
E non vi ricordate che Giammanco aveva persino nascosto a Paolo Borsellino che gia nei giorni precedenti la strage sapevano che era arrivato a Palermo il tritolo per farlo saltare in aria ?
E non vi ricordate che si era detto, subito dopo la strage di Capaci, che anche alla scorta si dovevano fornire le auto blindate ?
E di mille altre situazioni di evidente collusione degli uomini delle Istituzioni con la mafia non vi ricordate più ?
Quindi ciò che è accaduto subito dopo la strage di via D’Amelio ed i depistaggi dello Stato mafia sono purtroppo la logica conseguenza di tutta questa situazione di introduzione della mafia nelle Istituzioni.
Tale mafia dai colletti bianchi da tempo sta derubando i cittadini italiani di tutte le loro risorse pubbliche e sta sperperando anche quelle europee per far fallire l’Unione Europea di cui teme la formazione politica che potrebbe essere anche solo di parziale contrasto allo strapotere mafioso in Italia.
E non vi ricordate come durante l’attentato di Capaci già da subito si erano intrufolati dentro la stanza di Falcone per rubare i files dal suo computer ?
E non vi ricordate che già Falcone mentre era in vita più volte aveva denunciato di questi tentativi e fatti compiuti che lo spiavano ?
E non vi ricordate che aveva accusato alcuni sostituti Procuratori suoi stretti colleghi tra cui quello che dopo la sua morte, dopo essersi messo fuori ruolo era stato nominato Assessore Regionale alla Sanità in Sicilia (dove tali nomine sono di esclusivo appannaggio della mafia polituca ?
E di come di tale magistrato, oggi in pensione, si sia parlato di nuovo come possibile candidato a nomine assessoriali in Sicilia essendo egli un attivista del partito politico del MPA Movimento per le Autonomie di Raffaele Lombardo ?
E non vi ricordate che qualche pentito di mafia aveva detto che l’MPA era come una evoluzione del partito-movimento politico creato in precedenza da Bagarella ed altri (inizialmente si chiamava Sicilia Libera) poi sciolto dopo la vondanna di Bagarella all’ergastolo per mafia ?
Ecc., ecc..