“I mafiosi stanno in ben altri luoghi”

“Giuseppe Fava e Luigi Ilardo! La nostra Resistenza: il 25 aprile di chi ha detto la verità”

Ilardo e Fava: la verità è ancora tra noi

È stata una notte difficile!

Mi sono girato e rigirato nel letto, cercando di prendere sonno. Ma niente.

Mi tornava in mente, come un’ossessione dolce e amara, la storia di Luigi Ilardo. Una storia che mi porto dentro da anni, che mi lacera e che, al tempo stesso, mi dà la forza di continuare.

Una storia tragica, sì. Ma soprattutto una storia emblematica. Una parabola nera che racconta il fallimento della politica, il cedimento delle istituzioni, l’ipocrisia di una certa magistratura che ha chiuso gli occhi o voltato la testa.

E mentre cercavo di scacciarla via, per qualche ora, nella testa mi tornavano le parole di Pier Paolo Pasolini. Le sue profezie, le sue verità lanciate contro un muro d’indifferenza. Pensavo anche alla mia giornalista preferita, Simona Zecchi, al suo lavoro tenace, doloroso, prezioso. E poi, ad un tratto, quasi per istinto, ho pensato a Catania.

Catania… la città dove ho vissuto gli anni più belli della mia vita. La città che porto nel cuore. La città dove, il 5 gennaio 1984, fu assassinato un giornalista. Un uomo coraggioso. Un siciliano vero: Giuseppe Fava, per tutti Pippo.

I pensieri mi tormentavano così ho acceso il telefono e mi sono messo a cercare sue immagini, sue interviste, sue parole. E come un pugno allo stomaco, come uno schiaffo di verità, ho rivisto il suo volto mentre parlava con Enzo Biagi, pochi giorni prima di essere ucciso. Ho ascoltato quella voce che non trema, quella voce netta, lucida, dura come la pietra lavica.

In quel momento, ho pensato: Pippo Fava è ancora tra noi.

 

Perché la mafia, oggi come ieri, ha paura solo di una cosa: la verità detta a voce alta.

“I mafiosi sono in ben altri luoghi e in ben altre assemblee. I mafiosi stanno in Parlamento, i mafiosi a volte sono ministri, i mafiosi sono banchieri, i mafiosi sono quelli che in questo momento sono ai vertici della nazione. Se non si chiarisce questo equivoco di fondo…, cioè non si può definire mafioso il piccolo delinquente che arriva e ti impone la taglia sulla tua piccola attività commerciale. Questa è roba da piccola criminalità che credo faccia parte ormai, abiti in tutte le città italiane, in tutte le città europee. Il problema della mafia è molto più tragico e più importante, è un problema di vertice della gestione della nazione ed è un problema che rischia di portare alla rovina, al decadimento culturale definitivo l’Italia.”

Sì, Pippo Fava è con noi ogni volta che qualcuno ha il coraggio di dire la verità. È con noi quando un giornalista non si piega.

È con noi quando si ricorda che la mafia non è folklore, non è solo il piccolo estorsore di quartiere, ma è il potere — quello alto, quello in giacca e cravatta.

E proprio oggi, 25 aprile, giorno della Liberazione, ho deciso di condividere due video. Due testimonianze potenti che raccontano quanto sia ancora attuale lo scenario che denunciava Pippo Fava. Perché oggi come allora, la mafia non è sconfitta. Ha solo cambiato forma.

Come, del resto, diceva Luigi Ilardo: “Cambiano gli interpreti, ma lo scenario non muta mai.”

“E Pippo Fava, quella verità, l’ha gridata fino all’ultimo respiro.”

Vorrei che gli italiani sapessero che non è vero che i siciliani sono mafiosi. I siciliani lottano da trenta secoli contro la mafia. Gli eroi della lotta alla mafia sono tutti siciliani. Con l’eccezione del generale Dalla Chiesa, che in fondo era anche lui un po’ siciliano, perché aveva comandato i Carabinieri a Palermo per tanti anni.”

Noi non siamo soli

Luigi Ilardo la sua solitudine, il suo coraggio disperato, la verità che voleva consegnare allo Stato e che lo Stato ha tradito. Le sue parole, il peso delle sue scelte, il sangue versato per nulla o forse per tutto.

Pippo Fava. Il suo volto. La sua voce. Le sue frasi taglienti come lame, registrate quarant’anni fa e ancora capaci di farmi tremare.

In quel momento ho capito che Fava è ancora qui. E che anche Ilardo, in fondo, non è mai andato via.

Diversi in tutto. Uniti da una sola missione: annientare la mafia.

Rivedere quei video mi ha dato una certezza: noi non siamo soli.

Una notte lunga, un’insonnia piena fatta di pensieri e dolori ma baciata anche di memoria e di gratitudine per due uomini che hanno avuto il coraggio di dire la verità. E che per questo sono stati lasciati soli.

Nel giorno della Liberazione, voglio ricordare che la libertà non è un diritto scontato. È una scelta quotidiana. È una responsabilità.

Giuseppe Fava e Luigi Ilardo, ciascuno a modo suo, hanno scelto.
Sta a noi raccogliere quel testimone. E non lasciarlo mai più cadere.

Guglielmo Bongiovanni

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