
Ilardo, il testimone che sfidò i mandanti esterni delle stragi
I delitti eccellenti, i servizi deviati e l’ombra di “faccia da mostro”
Quando la verità fa paura anche allo Stato
L’infiltrazione di Ilardo all’interno di Cosa Nostra aveva come obiettivo non solo la cattura di Bernardo Provenzano ma anche individuare i mandanti esterni alle stragi del 1992/1993.
“Colonnello, lei, per capire quali siano i mandanti delle stragi del 1992-1993, deve pensare che quegli ambienti che hanno ispirato queste stragi del 1992-1993 sono gli stessi ambienti, ai quali ho partecipato anch’io, che le hanno poste in essere anche nei primi anni ’70”
Con questa premessa Ilardo cercava di spiegare al colonnello Michele Riccio che le stragi più recenti, in particolare quelle del biennio 92/93, sono figlie delle stragi degli anni ’70.
Secondo Ilardo il trascorrere del tempo aveva, naturalmente, introdotto protagonisti nuovi ma tutti appartenevano allo stesso ambiente e agli stessi scenari che facevano da sfondo.
Fatta questa debita premessa che riteniamo indispensabile per capire che peso ricoprisse Ilardo dentro quella macchina di tragedie e di sangue come ebbe a definirla più volte.
Ilardo avrebbe fornito un apporto fondamentale ai magistrati per fare piena luce sui rapporti tra istituzioni deviate e Cosa Nostra.
Un patto finalizzato agli affari, ai quattrini e al potere disposti anche a commissionare stragi e delitti eccellenti.
Lo abbiamo scritto più volte, Ilardo era pronto a far luce sui cosiddetti delitti politici quali quello dell’on Pio La Torre, del presidente della regione siciliana Piersanti Mattarella e dell’ex sindaco di Palermo Giuseppe Insalaco.
Avrebbe fatto luce anche su altri delitti che avevano scosso l’opinione pubblica: l’assassinio del piccolo Claudio Domino commesso il 7 ottobre del 1986; quello dell’agente di polizia Antonino Agostino e della moglie Ida Castelluccio del 5 agosto del 1989, quello dell’agente di polizia Emanuele Piazza del 16 marzo del 1990.
L’infiltrato Ilardo si era spinto fino al mancato attentato ai danni del giudice Falcone all’Addaura del 21 giugno del 1989.
Stragi, servizi segreti “faccia da mostro” e Bruno Contrada: il racconto choc di Ilardo che lo Stato ha ignorato
Su questi delitti, compreso quello dell’Addaura, dal racconto che fa Ilardo, avrebbero visto la partecipazione dei servizi segreti.
Lo scenario che descrive Ilardo quando si riferisce ai servizi deviati è davvero macabro
«Poi ci sono state tante e tante altre cose in Sicilia, come ad esempio molti omicidi che sono, da quello che mi è stato raccontato da persone inserite in Cosa nostra, che sono stati commessi dai servizi segreti e poi addossati a Cosa nostra […]. Mi ricordo che mi raccontarono che quando avvenne questo sono stati tutti quanti invitati a partecipare ad una cena chiarificatrice in una villa fuori Palermo, alla periferia di Palermo, per l’occorrenza avevano preparato uno scantinato che c’era ’sta cucina rustica, e a poco a poco fecero entrare ’ste persone lì sotto. Una volta che arrivarono dentro questo locale furono tutti bloccati da parte del gruppo avverso con delle armi, e a uno a uno affogati, qualcuno che fu sparato perché ha fatto reazione, e poi sono stati spostati nella campagna, nel giardino che c’era, e a uno a uno buttati dentro fusti di duecento litri di acido e squagliati, e i resti buttati nei giardini come concimi.»
A parlare e Ilardo. La sua voce in uno dei nastri registrati dal colonnello Riccio pochi giorni prima che Ilardo venisse barbaramente ucciso.
E quel che lascia l’amaro in bocca è, per certi versi, l’ipocrisia di una certa magistratura che ha chiuso gli occhi o voltato la testa anche quando Ilardo raccontava che per quei delitti il Sisde mandava un agente del quale lo stesso Ilardo fornì una descrizione fisica, come gli era stato raccontato non solo dal boss Piddu Madonia, che ebbe ad incontrarlo nel 1990, ma anche da altri detenuti affiliati a Cosa Nostra: “persona alta, magra e di brutto aspetto”.
Ilardo stava riferendosi a “faccia da mostro” alias Giovanni Pantaleone Aiello, morto nel 2017.
Le date la dicono tutta del sistema criminale che verosimilmente proteggeva e occultava tutto nel silenzio e nel sangue.
Ilardo parlava di “faccia da mostro” nel 1994/1995.
Faccia da mostro venne identificato ufficialmente in Giovanni Aiello solo nel 2009, tredici anni dopo la morte di Ilardo.
Lascio ai nostri lettori ogni commento!
Significativa e sintomatica di questi intrecci mafia-istituzioni sarà anche la risposta che Ilardo fornirà a Riccio su Bruno Contrada definito
«L’uomo dei misteri, uno degli anelli di congiunzione tra mafia e istituzioni»
(Ciò compare nel libro scritto a quattro mani da Anna Vinci e Michele Riccio, edito dalla Zolfo del 2024, capitolo “I mandanti esterni”, pag. 359, capoverso sesto).
Il racconto che fa Ilardo a Riccio in merito alle stragi del biennio 1992/1993 disegna uno scenario davvero inquietante. E in questo scenario di sangue emerge per la prima volta il nome di Giuseppe Farinella che secondo Ilardo sarebbe stato, dopo Provenzano e Riina il terzo mandante mafioso delle stragi.
Ma di questo racconto c’è ne occuperemo nel prossimo approfondimento sulle rivelazioni che Ilardo fece a Riccio
Continua…..