Dal carcere al coraggio: il testamento di Luigi Ilardo

"Luigi Ilardo: il coraggio di smascherare il patto tra mafia, Stato e massoneria"

La storia di un uomo coraggioso

Mi è stato chiesto da un lettore di scrivere sull’uomo Luigi Ilardo. Speriamo di averlo accontentato in questo breve lavoro accompagnato dalle dichiarazioni di un magistrato, Nino Di Matteo, impeganto in prima linea nella lotta contro la mafia.

«Chi cerca la verità non è mai al sicuro.»

Luigi Ilardo è stato uno dei testimoni più preziosi e, al contempo, più tragicamente sacrificati della storia recente della lotta alla mafia.

Uomo di vertice di “Cosa Nostra”, decise di collaborare con le istituzioni in un momento cruciale, offrendo non solo informazioni determinanti per arresti eccellenti, ma anche una chiave di lettura complessiva sugli intrecci tra criminalità organizzata, politica, massoneria e apparati deviati dello Stato.

Nonostante il suo immenso valore, ancora oggi la sua memoria è offesa da attacchi a nostro parere vili e strumentali.

Questi tentativi di delegittimazione non solo mancano di rispetto a chi ha rischiato e perso tutto per cercare la verità, ma tradiscono la volontà stessa di giustizia che animava Ilardo.

Crediamo sia doveroso restituirgli la dignità e il riconoscimento che merita per la scelta che ha fatto e che ha pagato con la vita

Gli arresti: un colpo al cuore di Cosa Nostra

Con la collaborazione di Ilardo sono crollati i pilastri nascosti.

Luigi Ilardo, esponente di vertice della “famiglia” mafiosa di Caltanissetta e cugino di Giuseppe Madonia, fu determinante, tra il 1994 e il 1996, nel provocare l’arresto di numerosi latitanti di Cosa Nostra, fornendo nel contempo una rete informativa che investiva gerarchie mafiose, intrecci politici, massoneria e apparati deviati dello Stato.

Secondo quando emerge grazie alla collaborazione confidenziale di Ilardo furono arrestati diverse persone di un certo peso

  • Vincenzo Aiello (5 agosto 1994, reggente della “famiglia” di Catania);

  • Giuseppe Nicotra (17 novembre 1994);

  • Domenico Vaccaro (21 dicembre 1994, capo provinciale di Caltanissetta);

  • Lucio Tusa (13 gennaio 1995);

  • Salvatore Fragapane (25 maggio 1995);

  • Santo Sfamenì (18 maggio 1994, latitante di Messina);

  • insieme a Vincenzo Aiello furono catturati anche Giorgio Cantarero, Filadelfio Ruggeri e Ciro Fisicaro.

Questi sono solo alcuni degli arresti che fece fare Ilardo che non solo fornì informazioni decisive per questi arresti, ma indicò anche soggetti mafiosi di rilievo quali Ciro Vara, Giuseppe Cammarata, Antonio De Caro, Francesco e Lucio Tusa, Eugenio Galea, Simone Castello e Giacinto Di Salvo, ponendo così le basi per futuri interventi investigativi.

La nuova Cosa Nostra: gli ordini di Provenzano

Molti degli attentati che sono stati attribuiti esclusivamente a Cosa nostra, sono stati commissionati dallo Stato

Parallelamente, Ilardo delineò il quadro dei movimenti e delle gerarchie interne a Cosa Nostra: confermò la strategia di Bernardo Provenzano volta a riunificare sotto la propria leadership le famiglie mafiose siciliane, isolando l’ala stragista di Bagarella e Brusca. Provenzano, sostenuto da Madonia, Aglieri e Giuffrè, cercava di trasformare Cosa Nostra in una struttura più affaristica, basata su uomini incensurati e su attività economiche lecite o paralegali.

La strategia politica: votare Forza Italia

Cosa nostra non ha agito da sola, il piano è più vasto, articolato

Ilardo riferì che i vertici mafiosi avevano imposto agli affiliati di votare Forza Italia nelle elezioni del 1994, in cambio di promesse di leggi favorevoli agli imputati mafiosi. Segnalò che figure come l’imprenditore Michelangelo Alfano organizzarono proteste contro la magistratura per favorire tale strategia politica.

Sulla gravità della situazione Ilardo fu lapidario:

“Cosa nostra non ha agito da sola, il piano è più vasto, articolato. Se voi volete immaginare un’Italia del futuro, non potete farlo senza far luce anche sui mandanti esterni di questi delitti.”

Massoneria e Servizi Segreti Deviati: i veri burattinai

Il gran maestro Savona Luigi è stato l’ambasciatore della Massoneria in Sicilia

Sul piano delle collusioni istituzionali, Ilardo svelò il ruolo chiave della massoneria deviata. Indicò Luigi Savona e Gianni Chisena come i principali artefici dell’infiltrazione di Cosa Nostra nella massoneria. Raccontò di incontri tra mafiosi, massoni e agenti dei servizi segreti, e di consegne di esplosivo dagli arsenali della Marina Militare di Augusta, utilizzato poi per azioni eversive.

“Il gran maestro Savona Luigi è stato l’ambasciatore della Massoneria in Sicilia, sceso da Torino per incontrare i vertici di Cosa nostra. […] Al progetto eversivo partecipava anche Gianni Chisena, uomo di raccordo tra Mafia, ‘Ndrangheta e Massoneria ed a metà servizio anche con i Servizi Segreti”, dichiarò Ilardo.

I delitti politici: mandanti oltre la mafia

La maggior parte dei delitti politici in Sicilia non sono stati a favore di Cosa Nostra

Ilardo indicò chiaramente che gli omicidi di Piersanti Mattarella, Pio La Torre, Giuseppe Insalaco, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino furono decisi anche con il concorso di istituzioni deviate, in una strategia che utilizzava la mafia come strumento di controllo e destabilizzazione.
Come egli stesso disse:

“La maggior parte dei delitti politici in Sicilia non sono stati a favore di Cosa Nostra, […] quelli che ne hanno tratto vantaggi sono stati solamente i Politici, incominciando dall’uccisione di Mattarella, Insalaco e Pio la Torre.”

Denunciò infine il ruolo di ambienti deviati dei servizi segreti nella protezione dei latitanti e nel riciclaggio dei patrimoni mafiosi all’estero, specialmente in Romania e in Spagna.

La collaborazione di Luigi Ilardo avrebbe potuto avere effetti dirompenti.

Purtroppo, come è noto, venne assassinato a Catania il 10 maggio 1996, pochi giorni prima di formalizzare ufficialmente la sua collaborazione con la magistratura.

Chi infanga Ilardo infanga la verità

La storia di Luigi Ilardo impone una riflessione profonda. Ilardo fece una scelta.

Ilardo scelse di voltare le spalle al sistema mafioso, consapevole dei rischi, nella speranza di contribuire a una Sicilia e a un’Italia più giuste.

Il suo sacrificio non può essere dimenticato o infangato.

Rispettare la sua memoria significa difendere la verità, onorare il coraggio e rifiutare ogni forma di compromesso con la menzogna e con l’oblio.
Oggi più che mai, il suo esempio è una luce da seguire.

Un testimone prezioso tradito dallo Stato

“In questo video, il magistrato Nino Di Matteo ricorda l’importanza della figura di Luigi Ilardo, sottolineando il suo coraggio e il tradimento istituzionale che lo ha condotto alla morte. Una testimonianza che non deve essere dimenticata.”

Fonti:

  • La sentenza di primo grado Mori-Obinu del 19 luglio 2013.

  • Il rapporto “Grande Oriente” del 30 luglio 1996.

  • Dossier Riccio pubblicato su Antimafia Duemila.
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