Chi era Gianni Chisena (terza parte)

"Il Biglietto del Traghetto: Il Filo Rosso tra il Caso Moro e le Stragi del ‘92-‘93"

Dal borsello di Chichiarelli agli incontri segreti sullo Stretto: il simbolismo inquietante di un frammento di carta che collega mafia, servizi deviati e strategia della tensione.

“Colonnello, lei, per capire quali siano i mandanti delle stragi del 1992-1993, deve pensare che quegli ambienti che hanno ispirato queste stragi del 1992-1993 sono gli stessi ambienti, ai quali ho partecipato anch’io, che le hanno poste in essere anche nei primi anni ’70”

(Luigi Ilardo)

Il Borsello di Chichiarelli e il Biglietto del Traghetto: Un Simbolo della Trama Oscura tra Servizi Deviati e Mafia

Nel sottobosco delle trame più oscure della storia repubblicana, pochi oggetti hanno assunto un valore simbolico così inquietante come il contenuto del borsello di Antonio Chichiarelli,[1] il falsario legato ai servizi segreti e autore del falso comunicato n.7 delle Brigate Rosse durante il sequestro Moro[2]. Tra i reperti più enigmatici rinvenuti nel suo borsello, spicca un particolare apparentemente marginale, ma carico di significato: un biglietto del traghetto Villa San Giovanni-Messina. Un frammento di carta che, come un filo sottile, collega la strategia della tensione dagli anni ’70 fino alle stragi del biennio 1992-1993 [3].

Ma perché proprio un biglietto del traghetto? Il dottor Francesco Monastero, all’epoca giudice istruttore che si occupò, in particolare, dell’omicidio Chichiarelli, nel corso delle indagini, osservò un particolare inquietante che racconto alla Commissione parlamentare stragi:

la parte mancante del biglietto conteneva probabilmente la targa di un’auto, dettaglio fondamentale che poteva svelare chi si era mosso tra Calabria e Sicilia nei giorni cruciali del sequestro.

Ilardo e il Segreto delle Stragi

“Colonnello, lei, per capire quali siano i mandanti delle stragi del 1992-1993, deve pensare che quegli ambienti che hanno ispirato queste stragi sono gli stessi ambienti, ai quali ho partecipato anch’io, che le hanno poste in essere anche nei primi anni ’70.”
Con queste parole Luigi Ilardo, poco prima di essere assassinato nel 1996, lancia un monito che suona come una confessione indiretta: dietro le stragi di mafia si celava lo stesso sistema che aveva gestito la strategia della tensione.

Ilardo conosceva i dettagli di questo sistema. Sapeva dei rapporti tra mafia, terrorismo e apparati dello Stato, sapeva dei viaggi, delle protezioni e delle complicità. Il suo ruolo di infiltrato all’interno di Cosa Nostra lo aveva portato a raccogliere prove preziose.

Purtroppo Ilardo non ha mai potuto testimoniare. Venne assassinato a Catania nel 1996, poco prima di entrare nel programma di protezione testimoni e di rendere pubbliche le sue rivelazioni.

Ad ogni modo il riferimento al traghetto Villa San Giovanni-Messina, contenuto nel borsello di Chichiarelli, si inserisce perfettamente in questo schema. Non si tratta di un caso. È un simbolo, un messaggio lasciato a futura memoria, un’allusione a un sistema di trasporti, incontri e scambi che si muoveva lungo quell’asse, tra la Calabria e la Sicilia, dove la criminalità organizzata e l’intelligence si sfioravano, si incontravano, collaboravano

 

Il Traghetto come Luogo di Incontri Segreti

L’importanza di quel traghetto non è casuale. Lo Stretto di Messina,come ci viene raccontato a più riprese dal colonnello Riccio dall’ex pm Monastero e dallo stesso Ilardo, negli anni ‘70 e ‘80, era uno dei punti nevralgici per gli scambi tra mafia, eversione e apparati dello Stato.

Le dichiarazioni di Michele Riccio, ascoltato dalla Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul rapimento e l’uccisione dell’onorevole Moro, offrono uno spunto inquietante: i traghetti dello Stretto di Messina erano luoghi strategici per incontri tra uomini dei servizi segreti deviati boss mafiosi e terroristi.

Una sorta di “terra di nessuno” in cui venivano scambiati documenti, informazioni e persino esplosivi.

Ilardo stesso raccontò di incontri avvenuti sui traghetti, dove il massone Giovanni Chisena – descritto come il trait d’union tra la mafia e la massoneria – si muoveva con documenti falsi e tessere ministeriali.

Una rete di protezione che gli permetteva di viaggiare indisturbato, mentre a bordo si pianificavano strategie che andavano ben oltre la criminalità comune: traffico d’armi, attentati, e, forse, anche i primi tasselli delle stragi future[4].

Del resto fu lo stesso Chisena a non farne mistero con Luigi Ilardo di essere collegato ai servizi segreti, che coprivano anche la sua latitanza. Ma del Chisena legato ai servizi segreti c’è ne occuperemo in modo particolareggiato in seguito.

Il Biglietto di Chichiarelli: Una Firma sul Delitto Moro

La presenza di un biglietto del traghetto Villa San Giovanni-Messina nel borsello di Chichiarelli assume un significato ancora più denso se lo si colloca nel contesto della vicenda Moro.

Quel biglietto, secondo alcuni studiosi, potrebbe alludere ai viaggi compiuti da Mario Moretti, il leader delle Brigate Rosse, in Sicilia e Calabria tra il 1975 e il 1976, apparentemente senza informare l’organizzazione.

Che cosa era andato a fare laggiù?

Chi aveva incontrato il boss delle Brigate Rosse?

Secondo altre interpretazioni, quel frammento di biglietto non era un semplice souvenir dimenticato, ma un messaggio in codice: un indizio lasciato per chi sapeva leggere tra le righe, un segnale che indicava la presenza di mani invisibili dietro il sequestro Moro, mani che si estendevano fino alla mafia siciliana e calabrese​[4]

Il dottor Monastero, come abbiamo già accennato, nel corso delle indagini, osservò un particolare inquietante

la parte mancante del biglietto conteneva probabilmente la targa di un’auto, dettaglio fondamentale che poteva svelare chi si era mosso tra Calabria e Sicilia nei giorni cruciali del sequestro.

Non è un caso che la Sicilia fosse all’epoca crocevia di traffici d’armi e di esplosivi, elementi chiave in molte delle operazioni più oscure della storia italiana. Secondo le dichiarazioni di Ilardo, infatti, proprio dallo Stretto transitavano le forniture di esplosivi destinate a operazioni “di alto livello”, spesso scambiati tra mafia e apparati deviati dello Stato[5]

Un Sistema Criminale che Emerge con Chiarezza

Nel corso della sua audizione alla Commissione Parlamentare d’Inchiesta, il colonnello Michele Riccio espresse una conclusione inequivocabile:

“Dall’analisi delle relazioni tra mafia, servizi segreti e terrorismo, emerge un sistema criminale strutturato e trasversale.”

Non si tratta di coincidenze isolate, ma di un modus operandi che ha attraversato diverse stagioni della storia italiana.

Questa “struttura”, secondo Riccio, era composta da pezzi deviati dello Stato, esponenti della criminalità organizzata e frange del terrorismo. Aveva una precisa operatività, che includeva:

  • Protezione ai latitanti tramite documenti e appoggi nei servizi segreti;
  • Traffico di armi ed esplosivi con il coinvolgimento di basi militari;
  • Partecipazione a operazioni eversive e stragiste, dove mafia e terrorismo rosso-nero fungevano da braccio operativo di una regia più alta, superiore.

Se Luigi Ilardo fosse rimasto vivo, forse oggi avremmo un quadro più chiaro delle connessioni tra mafia, terrorismo e servizi segreti deviati. Le sue dichiarazioni, infatti, avrebbero potuto fornire le prove definitive del coinvolgimento di pezzi dello Stato nelle stragi, dalla vicenda Moro fino a quelle di Falcone e Borsellino,ma come per altri testimoni scomodi prima di lui, il silenzio è stato imposto con la violenza[6]

A chi faceva paura Luigi Ilardo?​

Quali verità indicibili avrebbe potuto raccontare su uno degli aspetti più bui della storia recente?

 

Conclusione: Il Filo Rosso della Storia Nascosta

Il biglietto del traghetto nel borsello di Chichiarelli non è solo un pezzo di carta.

È un simbolo. Un messaggio in codice. Un avvertimento. Un indizio che lega trame criminali e istituzionali in un’unica, terribile ragnatela.

La netta sensazione che si ha e che ciò che emerge con inquietante chiarezza è che il sistema che ha mosso gli ingranaggi della strategia della tensione e delle stragi di mafia non era un insieme di eventi slegati, ma il riflesso di una regia più alta, che operava con strumenti e metodi ricorrenti.

Se i processi e le inchieste non hanno ancora del tutto svelato il quadro, è perché chi ne faceva parte ha lasciato poche tracce.

E ha eliminato, uno dopo l’altro, coloro che avrebbero potuto ricostruire il disegno, uno di questi senza ombra di dubbio era Luigi Ilardo.

Ed è per questo che il biglietto del traghetto, apparentemente insignificante, è invece una chiave per capire la vera storia dell’Italia degli ultimi cinquant’anni.

Continua

Guglielmo Bongiovanni

Note

[1] Il nome di Antonio Chichiarelli è legato indissolubilmente al sequestro Moro. Falsario di Stato, legato a circuiti eversivi e alla criminalità organizzata, fu lui a redigere il falso comunicato n. 7 delle BR, in cui si indicava il lago della Duchessa come luogo della sepoltura di Moro. Un depistaggio orchestrato da mani esperte.

Quando il suo borsello venne ritrovato nel marzo del 1979, il contenuto lasciò sgomenti gli investigatori: Una pistola calibro 9 come quelle in dotazione alle BR; Materiale relativo al caso Moro; Schede segnaletiche di politici e giornalisti; Un biglietto del traghetto Villa San Giovanni-Messina, strappato a metà.

[1] Claudio Vitalone, magistrato e deputato democristiano per quattro legislature, legato a Giulio Andreotti, all’epoca sostituto presso la procura di Roma, ebbe l’idea del falso comunicato che l’espose al suo collega Luciano Infelisi titolare dell’inchiesta sul rapimento Moro, come del resto confermerà lo stesso Infelisi sentito dalla seconda commissione Moro il 20 novembre del 2014;

[2] Sulla vicenda di Aldo Moro, per chi volesse approfondire su questa tragica vicenda, consiglio un mio personale lavoro dove mi sono occupato di un particolare aspetto che riguardava il tentativo dell’allora pontefice Papa Paolo VI di riportare a casa l’onorevole Moro ( Guglielmo Bongiovanni, La Trattativa Segreta  di Paolo VI: “Aldo Moro non doveva morire. Gli inganni e le bugie della Gran Loggia del Vaticano”)

[3] Per maggiori approfondimenti rinvio all’audizione del colonnello Riccio presso la seconda Commissione Moro (Cpim, Audizione Riccio, 20 novembre del 2014, documento reperibile in rete);

[4] II profilo criminale di Gianni Chisena. Gli incontri sul traghetto con i servizi segreti (Cpim, Documento declassificato il 17 gennaio del 2018 a firma del magistrato consulente Gianfranco Donadio);

[5] Per maggiori approfondimento vedi Cpim, Audizione Riccio, 20 novembre del 2014;

[6]Cpim, Audizione Riccio, 20 novembre del 2014;

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