La delusione, il silenzio e il dovere di continuare
La seconda archiviazione: tra amarezza e silenzi
Mi scuso con i lettori per il ritardo nel rispondere a diverse mail che mi sono giunte per ricordare la figura di Giorgio Boris Giuliano, vicequestore di Palermo, assassinato il 21 luglio del 1979 da mano mafiosa. Ho preferito prendermi un momento prima di rispondere, perché ci sono periodi in cui è difficile trovare le parole.
Nella vita ci si imbatte in situazioni e circostanze che, purtroppo, lasciano basiti, anzi – se mi è concesso il termine – sconcertati, e ti fanno vacillare. Ti chiedi se abbia senso andare avanti, ti chiedi se valga ancora la pena insistere. E credetemi, questo è stato uno di quei momenti.
Parlo della vicenda di Luigi Ilardo, la vicenda che ci accompagna ogni giorno su questo sito, e che in questi giorni è stata colpita da un nuovo silenzio: la seconda archiviazione dell’inchiesta contro ignoti sull’omicidio dell’infiltrato catanese, assassinato il 10 maggio 1996 a Catania.
Avremmo voluto che lo sdegno e la protesta contro questa seconda archiviazione fossero state più forti, più diffuse, più coraggiose. Avremmo voluto che anche chi fino a ieri si è eretto – legittimamente – a difensore dell’operato di Ilardo e del colonnello Riccio, alzasse la voce. E invece quasi nulla, se non pochi trafiletti di cronaca, qualche accenno distratto a una decisione che, per noi, è un colpo durissimo inferto alla verità.
Naturalmente, le sentenze si rispettano. Ma questo non toglie il diritto – e il dovere – di affermare con forza che, a nostro modesto parere, dietro l’omicidio Ilardo non c’è solo Cosa nostra.
Non ci arrendiamo: memoria, educazione e responsabilità
Sono stati giorni vissuti con amarezza, anche perché la decisione dei giudici catanesi non ce l’aspettavamo, non in questo momento storico, non dopo tutto quello che è stato detto, scritto e provato. Ma qui non ci arrendiamo. Non è nel nostro stile.
Questo sito è nato per ricordare Luigi Ilardo, per rompere il silenzio su una delle storie più inquietanti e colpevolmente dimenticate della storia repubblicana. Continueremo a farlo. Lo dobbiamo a lui, lo dobbiamo a chi ci legge, lo dobbiamo soprattutto ai giovani.
Ed è proprio a loro che guardiamo con il cuore e con la testa. Il nostro impegno continuerà con un progetto educativo sulla legalità che presenteremo alle scuole del Veneto nel prossimo anno scolastico. Un progetto che abbraccerà lo studio delle mafie, ma soprattutto offrirà strumenti per riconoscere e contrastare il modello culturale che alimenta la mafia, l’omertà, la disinformazione, il conformismo.
Racconteremo la storia di Luigi Ilardo nelle scuole, nei teatri, nei laboratori, ovunque ci verrà dato spazio per parlare con serietà, rigore e passione. Lo faremo con piena consapevolezza e con la speranza – mai ingenua – che le cose possano davvero cambiare.
Continueremo a parlare di mafia, a scriverne, a documentarla, senza mai perdere di vista i giovani, che rappresentano l’unico investimento reale che possiamo fare su questo fronte.
Abbiamo ben chiaro il monito di un altro grande servitore dello Stato, il giudice istruttore Rocco Chinnici, assassinato dalla mafia nel 1983. Le sue parole, oggi, suonano più attuali che mai:
“Io credo nei giovani. Credo nella loro forza, nella loro limpidezza, nella loro coscienza. Credo nei giovani perché forse sono migliori degli uomini maturi, perché cominciano a sentire stimoli morali più alti e drammaticamente veri.
E in ogni caso sono i giovani che domani dovranno prendere in pugno le sorti della società, ed è quindi giusto che abbiano le idee chiare.”
Ecco il nostro compito: aiutare i giovani ad avere le idee chiare. Raccontare storie vere, anche quando fanno male. Denunciare, quando serve. Ricordare, sempre.
Per questo oggi, insieme a questo editoriale, pubblicheremo anche un ricordo approfondito e documentato di Giorgio Boris Giuliano. Un altro uomo, forse, lasciato solo, un’altra verità capita troppo tardi.
Ma le verità dimenticate sono quelle che più di tutte vanno riportate alla luce.
Guglielmo Bongiovanni