Salvato dalle pecore
“Sapevano dov’era Provenzano ma le pecore fecero fallire il blitz”
Quando Provenzano fu salvato dalle pecore
Cosa successe veramente quella mattina del 31 ottobre del 1995 quando Luigi Ilardo che da quasi due anni parlava con il colonnello Riccio e grazie al quale le forze dell’ordine avevano assicurato alla giustizia boss mafiosi di spessore, incontrò Bernardo Provenzano?
Perchè non si agì per arrestare “Binnu u Tratturi” che dopo l’arresto di Riina rappresentava il vertice di Cosa Nostra siciliana appartenente all’ala moderata e non stragista politica seguita da Totò Riina?
Perchè non si dispose alcuna attivita` investigativa in relazione ai personaggi che favorivano la latitanza del Provenzano?
In particolare, perchè, ad esempio, non si dispose alcuna attività investigativa in relazione alle utenze telefoniche e ai numeri di targa dei soggetti che favorivano la latitanza del Provenzano, in particolare di Giovanni Napoli?
Proveremo a rispondere a tali questiti in un secondo momento perchè adesso vorremmo porre l’attenzione su uno dei mammiferi più importanti che ci ha regalato la natura: la “pecora” un mammifero domestico ruminante dalla quale riceviamo carne, latte e lana
Ebbene la “pecora” oltre ad offrirci qualcosa che ci permette di vivere e alimentarci è stata anche la protagonista, da quanto ci viene raccontato, di un evento che non le farebbe onore se risultasse vero
Ha salvato la latitanza di Provenzano!
Non supitevi è proprio così almeno dal raccondo che ne ha fatto Obinu, nel processo trattativa Stato mafia, di fronte al pm Nino Di Matteo il 5 marzo 2002 quanto afferma: “Noi abbiamo localizzato il casale (di Provenzano ndr) ma consideri la difficoltà tecnica di entrare, in quel posto, in quanto era costantemente occupato da pastori, mucche e pecore”.
Mauro Obinu, all’epoca comandante del Reparto Criminalità Organizzata dei Ros, reparto specializzato per la ricerca e cattura dei latitanti, afferma che l’operazione non è andata in porto per la presenza di numerose pecore, mucche e pastori.
Non ce ne vogliano ma ci risulta davvero difficile credere ad un’affermazione simile perchè ci sembra un’insulto alla logica.
Il vicecomandante dei Ros dell’epoca Mario Mori fu vittima dell’amnesia totale
“Ma non ricordo – dice a Di Matteo nel marzo 2002 – io non vivevo solo delle vicende di Palermo, ero responsabile operativo di una struttura … quindi avevo una serie di problematiche… mi fu detto che Ilardo aveva dato delle notizie così, nel particolare non me le ricordo però… né probabilmente le ho chieste nemmeno io di sapere di più perché non mi compete… non era il mio livello di competenza”
Va peraltro detto che Mario Mori e Mauro Obinu sono stati assolti in via definitiva dall’accusa di aver favorito la latitanza di Bernardo Provenzano.
Di quel processo, passato alla storia come trattativa Stato-Mafia, si è parlato e si continua a parlare a lungo, senza voler entrare nel merito delle polemiche tra fautori della trattativa e negazionisti, perchè questo non è l’obietto che si propone il nostro sito, di quel processo si è parlato di tutto tranne delle pecore.
Tutti colti da parziale amnesia!
Ma allora chi salvò Provenzano le pecore oppure il padrino fu “protetto” da altre logiche?
Ci sembra doveroso precisare anche che il video che abbiamo voluto proporvi è uno spezzone della trasmissione condotta dal giornalista Massimo Giletti “Non è l’Arena” andata in onda su La7 il 29 gennaio del 2023. Il noto conduttore televisivo ripercorre, assieme alla figlia di Gino Ilardo, Luana, le trazzere di campagna fino a giungere nel covo dove ha trascorso la latitanza il corleonese Bernardo Provenzano detto “Binnu u tratturi” che dopo l’arresto di Totò Riina rappresentava il vertice di Cosa Nostra siciliana, esponente di quel’ala moderata e non stragista che aveva perseguito Totò Riina.