Una notifica per uccidere

Una notifica per uccidere: Ilardo, la residenza e l’ombra di Maria Stella Madonia

La residenza di Ilardo: una verità anagrafica che pesa come una condanna

In questa tragica vicenda che vede per protagonista l’infiltrato Luigi Ilardo riveste una importanza determinante che, verosimilmente, segnò la vita di Ilardo: una notifica e la residenza dell’infiltrato catanese.

Crediamo che su questa residenza e sul luogo dove venne fatta la notifica si giocò il destino di questo coraggioso protagonista che ha pagato con la vita il suo coraggio nell’aver deciso di cambiare radicalmente vita e annientare Cosa Nostra.

In molti si staranno chiedendo cosa mai possa c’entrare la residenza di Ilardo e una notifica con la sua morte?

Da cosa nasce questa nostra ipotesi?

Ebbene, studiando la sentenza emessa dal tribunale di Gela, il 22 maggio del 2000, in un procedimento che fu reso possibile grazie alle rivelazioni di Luigi Ilardo al colonnello Michele Riccio, la cui sentenza di condanna consegnò un duro colpo, soprattutto alla famiglia mafiosa dei Madonia di Caltanissetta, mi sono imbattuto in un semplice dato leggendo l’esposizione introduttiva che, all’epoca, fece il pubblico ministero dinnanzi alla Corte.

In particolare quando, nel presentare Luigi Ilardo, afferma:

“Luigi Ilardo, detto Gino, nato a Catania il 13 marzo del 1951, coniugato con prole, residente a Catania…

Siamo l’11 novembre del 1999 e la residenza conosciuta di Ilardo è quella di Catania: via Quintinio Sella.

Siamo anche certi che tale dato anagrafico arrivi nelle mani di un Sostituto Procuratore attraverso le indagini che vengono compiute dagli organi di polizia giudiziaria che in questo caso doveva trattarsi del Ros di Caltanissetta.

Facciamo ora un salto di diciassette anni. Precisamente al marzo del 2017 quando la Corte d’assise di Catania emette, il 21 marzo, la sentenza di condanna per l’omicidio Ilardo contro il gruppo di fuoco che agì in via Quintinio Sella tappando la bocca per sempre all’infiltrato Ilardo.

Anche in questa fase, crediamo, che non si sia mai messa in dubbio la residenza di Ilardo.

Potremmo citare altri verbali e documenti processuali ma quelli citati riteniamo siano sufficienti a poter dire che la residenza di Ilardo era in: via Quintinio Sella a Catania.

La notifica, la sorella di Madonia e i silenzi istituzionali

A questo punto entra in gioco la notifica di cui accennavamo che, senza usare giochi diplomatici, segnò, con molta probabilità, il destino di Ilardo.

Difatti un giorno arrivò un documento di differimento pena, a nome del collaboratore di Michele Riccio presso il Tribunale di Sorveglianza di Messina.

Pare che si trattasse di una richiesta di rientro in carcere per un residuo pena di sei mesi che, per non farla lunga, Ilardo non avrebbe, probabilmente, mai scontato a fronte della sua infiltrazione all’interno di Cosa Nostra per conto dello Stato.

In altri termini sarebbero stati derubricati.

Riccio, sapendo perfettamente il ruolo che stava giocando Ilardo all’interno di Cosa Nostra non poteva permettere che la sua fonte finisse di nuovo in carcere.

Pertanto il colonnello, chiamato a gestire Ilardo, si reca a Caltanissetta e chiede all’allora procuratore capo Giovanni Tinebra, che tra le altre cose era uno dei pochissimi a sapere la vera identità della Fonte Oriente, il trasferimento di quell’atto su Caltanissetta.

Del resto né la procura di Genova né quella di Messina erano a conoscenza della collaborazione di Luigi Ilardo con lo Stato.

A questo punto il Procuratore capo Tinebra autorizza Riccio a recarsi a Messina per occuparsene lui stesso.

A guidare la sua auto, come sempre, sarà proprio il capitano dei carabinieri Antonio Damiano, all’epoca comandante della sezione anticrimine dei carabinieri di Caltanissetta, che, ovviamente, si presume, avesse piena coscienza e contezza di dove stavano andando e, soprattutto, a fare cosa.

Fin qui il racconto non dovrebbe fare una piega.

A quanto pare e da quanto abbiamo raccolto dalle cronache dei giornali online e dai numerosi video interviste e documentari visti in questi mesi, mai smentiti, che il capitano Damiano sapesse chi era la Fonte Oriente cioè Luigi Ilardo. Lo sapeva perché a quanto pare lo aveva visto diverse volte.

Rimane da rispondere al quesito centrale della vicenda:

Che fine ha fatto questa notifica?

Questo provvedimento venne preso a carico dalla Procura di Caltanissetta e un mese prima della morte di Ilardo due uomini inviati da Damiano notificheranno l’atto a casa di Maria Stella Madonia, sorella di Piddu Madonia, come raccontò lo stesso capitano Damiano sentito dall’allora sostituto dott. Pasquale Pacifico nel corso del processo sull’omicidio Ilardo

….ci fu un’occasione…non ricordo se poco prima o subito dopo il 2 maggio in cui dovevamo notificare un atto che riguardava Ilardo…poiché lo andammo a notificare a Gela presso una sua parente che poi era la sorella di Madonia…allora li mandai due persone del mio ufficio….non ricordo se quando li mandai queste due persone, che chiaramente godevano della mia massima fiducia, gli riferii che questa notifica di questo atto serviva per la gestione del rapporto fiduciario con Ilardo oppure no…”

Un generico ricordo su una vicenda delicatissima che vedeva in gioco la vita di un infiltrato qual era Luigi Ilardo.

Di questa notifica, peraltro, non venne informato neanche il colonnello Riccio che era deputato a gestire, in via esclusiva, la Fonte Oriente: Luigi Ilardo.

Teniamo anche a precisare, perché non riusciamo a darci un’altra spiegazione, che il capitano Damiano, a capo della sezione anticrimine di Caltanissetta, sapesse chi era Maria Stella Madonia che da diverse indagini risultava essere il “trade d’union” tra il fratello detenuto Piddu Madonia e Bernardo Provenzano con la quale la stessa si incontrava per portare le ambasciate ricevute nei colloqui in carcere con il fratello.

Questo dato di conoscenza è supportato anche dalla sentenza emessa dalla procura di Gela nel 2000 in un procedimento che passò alla storia come processo “Grande Oriente”, imbastito grazie alle rivelazioni di Luigi Ilardo e dove al capitolo “Le singole posizioni. Valutazioni di colpevolezza” il capitano Damiano sembra avere piena cognizione di una delle famiglie mafiose più prestigiose all’interno di Cosa Nostra: i Madonia capeggiata da Piddu.

Qualcuno si giustifica sostenendo che Ilardo avesse eletto il proprio domicilio a casa di Maria Stella Madonia.

A questo punto, al di là dello strano comportamento tenuto da chi ebbe a gestire l’atto di differimento pena che doveva essere notificato a Ilardo, ci vengono in mente numerosi interrogativi:

A quel tempo esisteva la possibilità di eleggersi un domicilio diverso dalla residenza che avesse effetti giuridici pieni?

Visto che a gestire in via esclusiva Luigi Ilardo era il colonnello Michele Riccio perché la notifica non venne fatta fare a lui?

Perché di questa notifica Riccio fu tenuto allo scuro?

Del resto va tenuto presente che nessun atto può essere notificato a un soggetto diverso da quello indicato nel documento, quindi non riusciamo a capire come un atto così sensibile possa essere stato notificato, come ci spiega Damiano, brevi manu, da due suoi fidatissimi uomini a casa di una donna, anziché un uomo, che si chiamava Madonia e non Ilardo.

Da chi ricevette l’ordine Damiano di occuparsi della notifica?

Ci è dato saperlo?

Oppure è un atto secretato dallo Stato?

Può essere che nessuno si sia reso conto che notificando l’atto a casa della sorella di Piddu Madonia equivaleva emettere una sentenza di morte per Luigi Ilardo che a distanza di un mese circa venne barbaramente assassinato?

A fugare ogni dubbio avrebbe potuto venirci incontro il carteggio della notifica: Dove è finito il carteggio?

Perché nessuno ha mai avanzato tale richiesta nelle sedi opportune?

Guglielmo Bongiovanni

  • Categoria dell'articolo:Luigi Ilardo

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