
Il patto, la pista nera e l’uomo che non doveva esistere: Stefano Delle Chiaie a Capaci
Una presenza che fa paura
Sono troppi gli elementi che ci inducono a pensare seriamente alla presenza di Stefano Delle Chiaie a Capaci, nei giorni in cui si pianificava l’omicidio del giudice Giovanni Falcone.
Non si tratta solo di sospetti.
Non è una suggestione.
In numerose inchieste giudiziarie — da Piazza Fontana alla stazione di Bologna — la mano dell’estrema destra eversiva è emersa con chiarezza, intrecciandosi con quella di apparati deviati, logge massoniche coperte come la P2, e strutture parallele dello Stato.
La stessa mano potrebbe essersi mossa anche nel 1992: uomini dell’eversione di destra, dei depistaggi degli apparati dello Stato, della massoneria piduista potrebbero non essere estranei ai morti di più di trent’anni fa.
Nomi che si inserivano in un contesto che andava ben oltre a Totò Riina.
Un patto, oscuro e cinico, per destabilizzare il Paese.
Un documento sepolto che riemerge dal buio
Il 24 maggio 2025, il senatore ed ex procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato rilascia un’intervista a RaiNews.
Parla di un documento finora nascosto, scoperto solo di recente.
Un documento che, secondo lui, introduce nuovi elementi a sostegno della tesi della presenza di Delle Chiaie a Capaci, e dei suoi rapporti diretti con i boss di Cosa Nostra.
Scarpinato non ha dubbi:
«Stefano Delle Chiaie venne indagato subito dopo le stragi, unitamente a Licio Gelli, perché coinvolti in un progetto di destabilizzazione dello Stato connesso alla strategia stragista».
Ma, prosegue, nel maggio del 2001 furono costretti ad archiviare per mancanza di elementi sufficienti.
Tuttavia, sottolinea con forza:
«Successivamente sono state acquisite importanti risultanze processuali che noi non conoscevamo».
A cosa si riferisce?
A un documento redatto già nel 1992, che comunicava a più autorità che Delle Chiaie era stato a Palermo, aveva incontrato boss mafiosi ed era coinvolto nella strage di Capaci.
È l’informativa Cavallo, già analizzata nella seconda parte di questo approfondimento, e alla quale rimandiamo il lettore per tutti i dettagli.
Il funzionario, il padrone degli Affari Riservati e l’uomo del 2 agosto
Secondo Guglielmo Carlucci, funzionario dell’Ufficio Affari Riservati del Viminale, Stefano Delle Chiaie era a tutti gli effetti un dipendente del potente Federico Umberto D’Amato, allora a capo di quell’Ufficio.
Chi era D’Amato?
Per la Corte d’Assise di Bologna, uno dei mandanti della strage del 2 agosto 1980, insieme a Licio Gelli, gran maestro della loggia P2.
Un appello inascoltato di Giovanni Falcone
Ma c’è un altro elemento, decisivo, che attende di essere finalmente valorizzato.
Nel novembre del 1988, il giudice Giovanni Falcone lanciava un appello preciso e lucido davanti alla Commissione parlamentare antimafia, parlando dell’omicidio di Piersanti Mattarella.
Falcone sottolineava l’urgenza di approfondire il possibile legame tra ambienti mafiosi e la destra eversiva.
👉 Leggi qui l’audizione desecretata del giudice Giovanni Falcone del 3 novembre 1988
Ma quel segnale fu ignorato.
E, ancor più grave, l’intera audizione venne secretata dai nostri servizi per trent’anni.
La sentenza di Bologna e la richiesta di un nuovo processo Mattarella
Lo scenario diviene più chiaro con la sentenza emessa nel gennaio del 2021 dalla Corte d’Assise di Bologna che condannò Gilberto Cavallini, in primo grado, come quarto componente della strage del 2 agosto 1980 a Bologna.
E nella sentenza, i giudici fanno una proposta pesantissima:
riaprire il processo per l’omicidio di Piersanti Mattarella, in cui Cavallini e Fioravanti erano stati prosciolti.
Una domanda si impone:
È forse giunto il momento di riaprire quel processo?
E soprattutto: dove sono finite le registrazioni del pentito Lo Cicero, che — secondo Maria Romeo — erano state consegnate agli investigatori?
Il pensiero del gip Graziella Luparello: indagare sul patto
Sono numerosi gli episodi che lasciano dietro di sè dubbi e interrogativi circa la presunta presenza di mandanti esterni alle stragi.
Del resto questo sembra essere il pensiero del gip di Caltanissetta, Graziella Luparello che il 18 maggio 2022 respinge la richiesta di archiviazione sui mandanti esterni della strage di via D’Amelio.
Chiede nuove indagini.
In particolare, chiede di verificare l’esistenza di un presunto patto occulto tra:
mafia,
destra eversiva,
servizi segreti,
e massoneria.
In altri termini il gip chiede di verificare l’esistenza di un presunto patto finalizzato a sostenere le forze politiche filo-atlantiche.
Questo anche in virtù delle novità emerse dagli ultimi processi sulla strage di Bologna e dell’Italicus.
Bellini, Gioè e i misteri irrisolti
La gip chiede anche di indagare su Paolo Bellini, killer di Avanguardia Nazionale, imputato per la strage di Bologna, e sui suoi rapporti con Antonino Gioè, autore della strage di Capaci.
Gioè — legato anch’egli ad AN — muore misteriosamente in carcere nel 1993, impiccato.
Su quella morte, ancora oggi si indaga per capire se si trattò davvero di un suicidio oppure dietro la sua morte si nascnda l’ennesimo mistero italiano.
Vinciguerra: “Delle Chiaie? Aveva rapporti con la mafia”
In un’intervista rilasciata a Report il 30 maggio 2025, Vincenzo Vinciguerra, ex ordinovista e poi militante di Avanguardia Nazionale, non usa mezzi termini.
Amico di Delle Chiaie, condannato all’ergastolo per la strage di Peteano, Vinciguerra conferma i rapporti tra Delle Chiaie, la P2 e i servizi segreti.
Alla domanda se Stefano Delle Chiaie avesse avuto mai dei rapporti con boss di Cosa Noastra, racconta un episodio risalente al luglio del 1979, durante la latitanza:
«Delle Chiaie mi disse: “Al limite andiamo a Caltanissetta a trovare una persona”.»
Vinciguerra, mosso dalla curiosità, cercò negli anni successivi chi fosse quel camerata a Caltanissetta, ma non trovò nessuno.
«A chi si riferiva Stefano Delle Chiaie?»
Ma l’accusa più pesante è questa:
«L’estrema destra ha avuto un rapporto costante con la mafia, soprattutto con Frank Coppola, braccio destro di Lucky Luciano».
E ancora:
«L’estrema destra non è mai stata una forza di opposizione allo Stato.
È stata una forza di appoggio. Ha fatto ciò che gli apparati dello Stato non potevano fare.»
Secondo Vinciguerra, Avanguardia Nazionale e Ordine Nuovo erano strutture di intelligence parallela:
«Erano preposte alla raccolta di informazioni, anche tramite infiltrati nei partiti. E queste informazioni finivano ai servizi segreti».
L’ultima domanda: chi controlla il passato?
“Chi controlla il passato controlla il futuro, e chi controlla il presente controlla il passato.”
Non c’è frase più adatta di questa, tratta da George Orwell, per raccontare il sistema Italia.
Ma per chi avesse ancora dei dubbi, basta rileggere questa storia.
Una storia che parte da un tunnel a Capaci, passa per note archiviate, verbali secretati, deceduti “suicidi”, e intercettazioni dimenticate.
Una storia dove Stefano Delle Chiaie c’è.
Ma non deve esserci.
Eppure, come aveva intuito Luigi Ilardo,
«Per capire le stragi del ’92-’93 bisogna capire le stragi degli anni ’70».
Guglielmo Bongiovanni