I fantasmi dell’Aeronautica: il Comandante Ciancarella e le verità indicibili nel 45° Anniversario di Ustica
Introduzione
La verità sulla strage di Ustica è ancora oggi un campo minato di depistaggi, omissioni e sacrifici umani. Una vicenda che si staglia come simbolo della violenza occulta dello Stato, in cui l’interesse strategico e militare ha sovrastato ogni principio democratico. In questa zona d’ombra della Repubblica, emerge una figura che ha pagato con la carriera, la libertà e la dignità personale il prezzo della sua coerenza: il comandante Mario Ciancarella.
Ufficiale dell’Aeronautica militare, Ciancarella non è un testimone lucido e scomodo. È l’unico a opporsi apertamente alla linea ufficiale sulle stragi del Monte Serra e di Ustica. È anche l’unico ufficiale radiato con un decreto falso del Presidente della Repubblica: un fatto senza precedenti nella storia dello Stato italiano.
Il Monte Serra: una strage cancellata
Tutto inizia il 3 marzo 1977, con la strage del Monte Serra, in cui 38 giovani cadetti dell’Accademia Navale di Livorno e sei membri dell’equipaggio periscono nello schianto di un C-130. Un volo d’ambientamento, un semplice battesimo dell’aria, si trasforma in tragedia sotto gli occhi attoniti della base militare.
Mario Ciancarella, quel giorno capitano d’ispezione, assiste alla catena di irregolarità che seguì il disastro: documenti sanitari e di abilitazione al volo falsificati, un pilota non idoneo – Simone Murri – e un sistema militare più preoccupato di proteggere se stesso che di accertare le responsabilità. Per il comandante, quella tragedia fu solo la punta dell’iceberg di una corruzione sistemica, che secondo lui portava alla copertura di un traffico illecito di armi. La grande ostinazione nel chiedere verità lo portò al centro del mirino.

Ustica: la verità interdetta
Il 27 giugno 1980, un DC9 Itavia con 81 persone a bordo – tra cui 13 bambini – esplode in volo. È la strage di Ustica, la più grave nella storia dell’aviazione civile italiana. Due giorni dopo, il Comandante Ciancarella riceve informazioni determinanti: a parlargli è Mario Alberto Dettori, maresciallo radarista in servizio a Poggio Ballone, che aveva seguito in diretta l’abbattimento del velivolo. Le sue parole sono nette: «Comandante, siamo stati noi ad abbattere il volo». E aggiunge: «Se dico la verità, mi uccidono».
Pochi anni dopo, Dettori, che al Comandante Ciancarella aveva dato indicazioni precise sui caccia italiani in volo al momento della strage, sul mig libico ritrovato sulla Sila e sui missili a testata inerte, viene trovato impiccato. Le circostanze lasciano aperti tutti i dubbi di una messinscena suicidaria. Ma non è l’unica anomalia: le fotografie ufficiali del relitto mostrano fori riconducibili non a missili da guerra, ma da esercitazione, caricati con sferule metalliche. Un tipo d’arma in dotazione all’Aeronautica italiana e incompatibile con uno scenario di guerra aerea tra caccia militari, come per anni è stato sostenuto.
Un piano chiamato “Northwoods”
Il comandante Ciancarella e il colonnello Sandro Marcucci approfondiscono lo scenario. Emergono evidenze inquietanti: quanto accaduto quella notte sembra rispondere a una logica militare ben precisa, l’Operazione Northwoods.
Piano politico-militare concepito dagli USA, nel cotesto della guerra fredda, per non violare apertamente il diritto di difesa internazionale e invadere un paese sovrano.
Il piano prevede l’abbattimento di un volo civile da usare come casus belli. Il pretesto inequivocabile: un atto di guerra perpetrato da un paese nemico contro gli Stati Uniti d’America o un loro alleato.
La sera del 27 giugno ‘80 secondo quanto riferito da un testimone oculare al Comandante Ciancarella ci siamo resi complici dell’abbattimento di un nostro volo civile, per permettere all’impero americano, con la complicità del governo francese, di invadere la Libia. In quel momento il più grande giacimento di petrolio al mondo.
Il colonnello Alessandro Marcucci, poco prima di perdere la vita in un controverso incidente aereo, aveva dichiarato pubblicamente che il mig libico era decollato dalla base italiana di Pratica di Mare. Andrea Purgatori ha scritto che nella tuta del pilota del mig, fu trovata la dichiarazione con la quale si autoaccusava dell’abbattimento del volo civile italiano.
Il colonnello Gheddafi quella sera stava volando da Tripoli verso Varsavia per un vertice, con il primo ministro francese, per discutere della grave crisi in Ciad. Era stato attirato nella trappola predisposta ad arte. Se non fosse stato avvertito dagli uomini dei servizi italiani che facevano capo alla componente politica andreottiana filo libica, sarebbe giunto a Varsavia e lì arrestato per aver ordinato l’abbattimento di un volo civile di un paese appartenente alla Nato. Una messa in scena perfetta che la fazione politica filo libica fece fallire. Il colonnello Gheddafi che con il nostro paese aveva grandi rapporti commerciali, il 15% della più grande industria italiana era nelle sue mani, giunto a Malta invertì il piano di volo e tornò a Tripoli, dove ordinò lo sterminio degli uomini del regime coinvolti nella congiura.
Bologna: la ritorsione
L’operazione Northwoods, fatta fallire nel pieno del suo svolgimento, per il tradimento da parte di una fazione politica ribellatasi al dominio degli Usa, potrebbe essere la causa mai individuata della strage di Bologna, avvenuta il 2 agosto 1980, 36 giorni dopo Ustica.
Una ritorsione, un monito, un messaggio chiaro e inequivocabile per riaffermare il loro totale dominio. Il milione di dollari transitato tramite un agente al soldo dei servizi americani, il venerabile conte Licio Gelli a capo della famigerata loggia P2, finanziò la strage messa in atto da esponenti neofascisti dei Nar (nuclei armati rivoluzionari), come scritto nella sentenza definitiva sulla strage di Bologna.
Un uomo solo contro l’apparato
Mario Ciancarella era scomodo. Per aver difeso la verità e la Costituzione all’interno dell’apparato militare, venne arrestato e violentato, fisicamente e psicologicamente con continue minacce di morte per sé e i suoi familiari. Non arretrò mai. Fu radiato con un decreto falso del Presidente Pertini.
Conclusione
La storia di Mario Ciancarella è la storia di uno Stato che, in alcuni dei suoi gangli più oscuri, ha sacrificato la legalità sull’altare della ragion di Stato. Ma è anche la storia di una resistenza morale che continua ancora oggi, grazie al lavoro di studiosi come Guido Farinella e di familiari delle vittime che non hanno mai smesso di chiedere verità.
Nel ricostruire questa pagina oscura della nostra Repubblica, I fantasmi dell’Aeronautica non è solo un atto d’accusa, ma un richiamo potente al dovere civile della memoria e della denuncia. La verità su Ustica non può più essere relegata a ipotesi o suggestioni. Essa è, nei documenti e nei testimoni, una verità taciuta, nascosta, e per questo ancora più insopportabile.
Guglielmo Bongiovanni
Anche se vera fosse solo la meta di ciò che ho letto, sarebbe comunque troppo.