Puntata 3 – Le stragi sono ancora tra noi

“I depistaggi di carta e memoria: così riscrivono la storia delle indagini”

Con questa terza parte chiudiamo il racconto del senatore Roberto Scarpinato. 

Un atto d’accusa preciso, documentato, durissimo contro chi, oggi, tenta di cancellare trent’anni di indagini, sangue e giustizia.

Sotto sono riportati stralci del suo duro intervento che potete vedere integralmente nel video che abbiamo postato, ancora una volta, nel post lasciando i nostri lettori liberi di trarre le proprie conclusioni.

Il vero bersaglio: la magistratura d’inchiesta

    «È stata trasformata (il senatore Scarpinato si riferisce alla Commissione antimafia presieduta dalla Colosimo ndr) in plotone di esecuzione nei confronti di una magistratura che viene processata pubblicamente per tutto quello che ha fatto.»

Le falsità su Falcone e mafia-appalti

    «Scrivono (il senatore Scarpinato si riferisce a quanto hanno scritto il generale Mori e il capitano De Donno ndr) che Falcone aveva scritto nel suo diario… “una scelta riduttiva per evitare il coinvolgimento di personaggi politici.” Abbiamo preso il diario. Ditemi dov’è questa frase. Non c’è.»

    «Poi continuano (ancora una volta il senatore Scarpinato si riferisce a quanto hanno scritto il generale Mori e il capitano De Donno) e dicono che nel computer di Falcone fu trovata un’altra frase… Intanto non è stato trovato il computer di Falcone.»

    «Scrivono (ancora una volta Scarpinato si riferisce a Mori e De Donno) che a proposito della pista nera, tirata fuori dal collaboratore Lo Cicero, Falcone aveva dichiarato che quelle dichiarazioni erano inattendibili. Ma Falcone viene assassinato il 23 maggio 1992 e Lo Cicero comincia a collaborare il 24 luglio. Come si può scrivere che Falcone ha dichiarato una cosa del genere?»

Il ROS e le intercettazioni occultate

 

    «Nel 1990… il ROS aveva intercettato conversazioni importantissime… Salvo Lima, il ministro Mannino, il presidente della Regione Siciliana Nicolosi, l’assessore Lombardo. […] Il ROS si tiene queste intercettazioni nel cassetto per mesi.»

 

    «De Donno ha cercato un’altra scusa: ‘Poco prima avevo fatto una pre-informativa’. La Corte ha detto: ‘Non c’è traccia alcuna di questa informativa.’»

Il silenzio su Ciancimino, l’inganno su Borsellino

 

    «Il 23 giugno 1992 Mori manda De Donno dalla dottoressa Liliana Ferraro… affinché riferisca che Mori e De Donno hanno iniziato l’operazione Ciancimino… Il 25 giugno incontrano Borsellino. Ma non gli dicono nulla. […] Lo incontrano e non gli dicono niente. E questo lo ammettono loro stessi.»

Mutolo, Contrada, l’avvertimento a Borsellino

 

    «Mutolo dice a Borsellino: ‘Le parlerò dei rapporti tra mafia e servizi segreti. In particolare le parlerò di Bruno Contrada’ […] Mentre Borsellino interroga Mutolo… riceve una telefonata: il capo della Polizia lo invita al Viminale per l’insediamento del ministro Mancino. […] Gli fa trovare Contrada.»

 

    «Borsellino capisce il messaggio intimidatorio e lo confida al magistrato Vaccarino… dice alla moglie che teme di essere seguito dai servizi segreti.»

Conclusione: un depistaggio politico e culturale

 

    «Le stragi sono ancora tra noi, come dimostra questa operazione politica della maggioranza di governo.»

 

    «Guardate cosa vi può succedere se osate processare gli intoccabili. Non vi illudiate che, passato il tempo, la farete franca. Perché noi processeremo voi e vi butteremo nel fango.»

A sentire il senatore Roberto Scarpinato, ex procuratore generale di Palermo, sembrerebbe che oggi si stia vivendo non solo una stagione di rimozione politica, ma anche una vera e propria operazione di silenziamento della verità storica e giudiziaria sulle stragi che hanno insanguinato il nostro Paese.

A questo punto rimangono ancora numerosi gli interrogativi senza riposte, avvolti nel mistero più buio come, del resto, ha rimarcato più volte l’ex magistrato Scarpinato.

Interrogativi che riproponiamo ai nostri lettori:

  • Chi erano davvero gli uomini in giacca blu e cravatta attorno all’auto di Paolo Borsellino pochi minuti dopo l’esplosione?

  • Perché nessuno ha mai chiarito chi abbia materialmente prelevato l’agenda rossa?

  • È credibile che il generale Mori non sapesse nulla degli strani movimenti di Paolo Bellini in Sicilia durante la stagione delle stragi?

  • Perché il ROS nascose le intercettazioni su Salvo Lima, Mannino, Nicolosi, Lombardo, mentre consegnava solo i nomi di due assessori comunali?

  • Come si giustifica che a Paolo Borsellino, due giorni dopo l’avvio dell’operazione Ciancimino, non venne detto nulla?

  • E infine: è stato un caso che proprio nel giorno in cui Gaspare Mutolo gli annunciava che avrebbe parlato di mafia e servizi segreti, il giudice Borsellino sia stato convocato d’urgenza al Viminale e si sia ritrovato di fronte proprio Bruno Contrada?

È davvero una coincidenza che, pochi giorni dopo, Borsellino sia stato fatto saltare in aria prima di poter mettere a verbale quelle dichiarazioni?

Si ha la netta sensazione che tutti questi interrogativi siano stati espulsi dal dibattito istituzionale.

Sembrerebbe che oggi si voglia archiviare il sospetto, si voglia riscrivere i fatti, isolare il ruolo della mafia come unico motore di quelle stragi, eliminando ogni riferimento a connivenze, coperture e silenzi istituzionali.

A noi spetta un compito diverso: informare, non dimenticare, non arrenderci, non smettere di fare domande.
Perché se la verità viene strappata dalla memoria collettiva, allora sì che quelle stragi avranno vinto.

📺 Guarda il video integrale: le immagini valgono più di mille parole!!