Chisena: Servizi segreti e coperture istituzionali (parte quinta)

Gianni Chisena: un crocevia tra servizi segreti, criminalità organizzata e ambienti giudiziari

Prima di chiudere il capitolo sull’ambigua figura di Gianni Chisena, di cui ci siamo ampiamente occupati sul sito in diversi post, non potevano mancare i riferimenti ai servizi segreti che proteggevano la latitanza del massone di origine siciliane.

Comprendiamo le difficoltà per i più giovani di seguire in un quadro coerente tutte le informazioni su un personaggio che ha condizionato il percorso criminale di Luigi Ilardo.

Proprio per questo prima di approfondire la mancata cattura di Provenzano che a gran voce ci chiedomo nostri lettori abbiamo pensato di chiudere la vicenda Chisena con un post conclusivo che possa riassumere analiticamente gli strani e perversi legami che questo signore era riuscito a tessere con Servizi segreti, con Cosa nostra, con la Ndrangheta con le “fatiscenti” Brigate Rosse.

Il legame con i servizi segreti e la criminalità organizzata

Chisena non fece mistero di essere collegato ai servizi segreti, i quali non solo coprivano la sua latitanza, ma lo utilizzavano attivamente come intermediario per operazioni clandestine. Secondo le dichiarazioni del collaboratore Luigi Ilardo, Chisena era in contatto con uomini dei servizi sin dagli anni Settanta, inserito in circuiti che operavano tra il Sud Italia e Roma

La copertura dei servizi segreti

Che i Servizi segreti coprivano la latitanza del Chisena c’è lo dice lo stesso Ilardo che raccontò al colonnello Riccio di aver avuto modo di vedere i documenti personali di copertura utilizzati dall’amico e predisposti dal Servizio

Erano delle tessere plastificate dai bordi di colore azzurro 

ho avuto modo di constatare che il Chisena una volta mentre era
latitante, intanto lui si muoveva con dei documenti che al 99% doveva essere documenti o di poliziotti o Carabinieri, fornitigli proprio da determinati ambienti, da, come diceva lui, da personaggi che avevano a che fare con i servizi segreti…[1]

ed in occasione del primo arresto del Chisena, avvenuto nell’agosto del 1975, racconta il colonnello Riccio, lo stesso Chisena li aveva dati a Luigi Ilardo, all’amico che gli faceva da autista, facendolo scendere dalla vettura per evitare la cattura e ordinandogli di distruggerli.

Questo episodio tra le altre cose è stato confermato dallo stesso Ilardo

[…] I documenti li ho bruciati io. Era una carta in tela, era una tessera intera, era azzurrina o verde, non me lo ricordo bene adesso, con una sua fotografia e poi com ‘era lui
un funzionario del Ministero dell’Interno, comunque era qualcosa del genere… non ricordo esattamente il colore se era azzurrina o verde, quel verdino chiaro …e lui l’unica cosa che mi raccomandò quando mi disse: “Gino scappa, vedi che ci sono, ho lasciato quei
documenti.. “[2]

Ma se ciò non bastasse, potremmo citare le due occassioni che videro protagonista Chisena che per due volte si recò all’interno della base militare di Augusta, in compagnia dell’Ilardo e di due agenti dei servizi segreti, prelevando, nelle due occasioni, due valige contenenti circa 50 chilogrammi d’esplosivo al plastico.

La vicenda è stata racconata nei minimi particolari dallo stesso Ilardo

siamo andati a prendere alla base
militare di Augusta, della marina militare, all’arsenale …ci hanno dato due valigie, in due
occasioni, due valige di esplosivi [3]

Ilardo fornisce anche il luogo dell’appuntamento con i due strani soggetti

La prima volta è stato a quel rifornimento dell’Esso che c’è prima di arrivare al “Cavallo
Bianco”, lo sa? Avevamo l’appuntamento e sono arrivati questi due con una macchina
targata Roma…

sono scesi dalla
macchina, l’ho potuto guardare un minuto, due minuti che hanno scambiato una parola
con il GHISENA e poi ci hanno accompagnato fino all’arsenale dove ci sta la cosa della
marina militare ad Augusta, avevano una macchina, non ricordo se era un 125 o una 130,
targata Roma, bleu scuro, e ci hanno accompagnato fino … non so con chi hanno parlato
li, dopo un quarto d’ora, venti minuti è uscito il Chisena con una valigia e ce la siamo
portati…[4]

Alla domanda del colonnello Riccio se il Chisena era entrato con i due soggetti all’interno della base, Ilardo riponde

Sono entrati prima quei due, poi è uscito una di loro, ha chiamato il Chisena e dopo un quarto d’ora, venti minuti è tornato con questa valigia, che ha messo nel cofano della mia
macchina e poi, quando siamo arrivati in campagna, ho visto che c’era tutto questo
esplosivo, ho visto che erano circa 50 Kg … tra candelotti e pasta, plastico colore azzurro,
c’era della miccia a lenta combustione, miccia per l’acqua, comunque….[5]

Sempre secondo il racconto dell’Ilardo l’esplosivo doveva servire a fare degli attentati alle ditte che non pagavano e una parte finì a Catania, la parte più consistente venne portato in Calabria.

Fu il Chisena stesso a chiedere l’esplosivo nulla ci è dato sapere cosa in cambio diede il massone di origine siciliana che secondo Ilardo aveva “molti agganci al punto giusto…” [6]

Siamo tentati a porre un semplice interrogativo, se volete “banale”: la magistratura ha mai indato in questa direzione?

Chi erano i due strani soggetti?

A cosa serviva l’esplosivo?

Chi copriva questi signori all’interno della base?

L’unica cosa che sappiamo ci viene dal colonnello Riccio il quale afferma che dalla lettura della copia dei rapporti, sulla presenze massoniche in Sicilia, avuti dal generale Nicolò Bozzo, braccio destro del generale Dalla Chiesa, si scoprì che il capitano di vascello Giuseppe Lo Iacono, nativo di Licata, era stato comandante del porto di Augusta ed era iscritto alla loggia Lemmi, del Grande Oriente a Roma [7]

Se ancora non bastasse molti contatti tra il Chisena e gli agenti dei Servizi Segreti, per come aveva modo di assistere Ilardo, avvenivano sul traghetto della linea Villa San Giovanni (Rc) – Messina. In quelle occasioni il massone parlava con un responsabile e gli altri agenti sorvegliavano che tutto avvenisse in ambito tranquillo e riservato. Ma su questo aspetto della vicenda rinvio al post

Il Biglietto del Traghetto: Il Filo Rosso tra il Caso Moro e le Stragi del ‘92-‘93″

 

Crediamo che sia sufficiente per poter affermare senza timori di smentita che il rapporto tra Chisena e i servizi segreti era talmente consolidato da renderlo un interlocutore chiave per la criminalità organizzata, che lo considerava un canale affidabile per comunicazioni “riservate”.

Il caso di Gianni Chisena rappresenta un esempio emblematico delle interconnessioni tra servizi segreti, mafia e istituzioni deviate. La sua figura dimostra la permeabilità dello Stato alle infiltrazioni criminali e l’esistenza di una rete di protezioni che per anni ha favorito l’illegalità.

Di tutto questo avrebbe potuto parlarci Luigi Ilardo il cui livello di conoscenza e di spessore avrebbe potuto scardinare un sistema criminale di cui la mafia, con tutta probabilità, costituiva, in molte vicende, solo il braccio armato di decisioni che veniva prese ad un livello superiore.

La parabola di Gianni Chisena si chiuse nel 1981, abbandonato dai suoi protettori venne liquidato una volta divenuto un testimone scomodo.

Dopo anni di attività al servizio di reti clandestine che coinvolgevano apparati dello Stato, ambienti mafiosi e logge massoniche, Chisena venne arrestato per la seconda volta con l’accusa di plurimi sequestri di persona. A quel punto, la protezione dei servizi segreti venne meno, segnando la sua condanna definitiva.

Detenuto nel carcere di Fossombrone, nelle Marche, Chisena fu assassinato da un commando di camorristi fedeli a Raffaele Cutolo, tra cui Pasquale Barra, noto come ’O animale.

L’omicidio di Chisena segnò la fine di un testimone chiave in un’epoca in cui la convergenza tra terrorismo, mafia, servizi deviati e massoneria rappresentava uno degli aspetti più inquietanti della strategia della tensione. La sua uccisione, avvenuta proprio quando i suoi legami con apparati dello Stato e con magistrati come Luigi Moschella stavano emergendo in maniera più evidente, suggerisce una precisa volontà di eliminare un potenziale “pentito” scomodo per i molteplici poteri che aveva servito.

Guglielmo Bongiovanni

Note:

[1] Michele Riccio, AntimafiaDuemila, sezione dossier;

[2] Audizione Michele Riccio, del 26 aprile 2017, II profilo criminale di Gianni Chisena.
Gli incontri sul traghetto con i servizi segreti, documento declassificato il 17 gennaio del 2018;

[3] idibem;

[4] ibidem;

[5] ibidem;

[6]idibem;

[7] Michele Riccio e Anna Vinci, La strategia parallela, Zolfo, 2024;

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