UN OMICIDIO DI STATO
Vi racconto una storia
«C’era una volta un Capitano dei Ros che prestava servizio a Caltanissetta.
In quel preciso momento storico Luigi Ilardo era infiltrato in cosa nostra, già aveva fatto fare una cinquantina di arresti, aveva portato anche quel capitano sulle colline di Mezzojuso a fare un bellissimo “shooting fotografico” di 29 scatti, dove si vedeva mio padre essere preso dai “guardiani fedeli” di Bernardo Provenzano per condurlo nel
casolare dove lui si nascondeva.
Quel capitano,che contestualmente era il riferimento di Michele Riccio in Sicilia,sapeva perfettamente il doppio gioco messo in atto da mio padre nei confronti di cosa nostra favorendo lo Stato a dare un importante contributo allo smembramento dei massimi vertici di quella maledetta organizzazione.
Sempre quel Capitano,occupandosi in prima persona di Michele Riccio e dei suoi spostamenti in Sicilia, sapeva benissimo che Luigi Ilardo abitava nei pressi di Via Quintino Sella a Catania, in quanto la sera accompagnava personalmente il Col.lo Riccio per incontrarlo nelle zone limitrofe a casa mia, spesso e volentieri anche vicino al Tribunale che distava poco dalla nostra abitazione.
Sempre quel Capitano sapeva che nelle occasioni in cui mio padre non era in casa, spesso e volentieri era nel territorio di Lentini dove insisteva la nostra azienda agricola, e per tanto in quelle occasioni accompagnava il Col.lo Riccio lì, per poter incontrare mio padre.
Premetto che il suo ruolo principale (non per demansionarlo….) fungeva,durante gli incontri che Riccio faceva con Oriente, era di accompagnatore, tanto da non scendere neanche mai dall’auto perché L’UNICA ED ESCLUSIVA PERSONA COMPETENTE ED AUTORIZZATA ad intrattenere rapporti di gestione confidenziale con mio padre, era lo il Col.lo Riccio».
«Un giorno arrivò un documento di differimento pena, a nome di mio padre presso il Tribunale di Sorveglianza di Messina.
Una richiesta di rientro in carcere per un residuo pena di sei mesi,inutile dire,che a fronte di una pena già scontata di 12 anni per un ex detenuto, sei mesi praticamente sono il “nulla”.
Un residuo pena che peraltro con vari benefici cumulativi di sconto pena, premi di buona condotta maturati negli anni, problemi di salute che costringevano mio padre ad un intervento alla colonna vertebrale, con ogni probabilità non li avrebbe dovuti neanche scontare.
E qui,rimango anche generosa ed umile, non menzionando il fatto che a fronte della sua già infiltrazione con relativi risultati ottenuti sarebbero stati del tutto derubricati.
Tenete sempre bene presente in questa storiella,
che per chiari motivi di incolumità di Ilardo e,relativi esiti positivi nel prosieguo delle operazioni che ancora erano in fase di svolgimento,mantenere blindata l’identità di mio padre era principale ed essenziale prerogativa»
«Riccio sapendo perfettamente che per tali motivi (ancora speravamo pure nell’ arresto di Provenzano…) mio padre non doveva e poteva rientrare in carcere, chiede al tribunale di Caltanissetta,nella specifica persona del Dott.re Tinebra, uno dei pochissimi a sapere la vera identità di Fonte Oriente, il trasferimento e la seguente trattazione di quell’atto su Caltanissetta in quanto sia i tribunali di Genova che poi per competenza Messina, non erano assolutamente a conoscenza della infiltrazione/collaborazione di Luigi Ilardo già in atto da più di due anni.
Bene,
il Procuratore capo Tinebra autorizza Riccio ad andarla a prendere per occuparsene lui stesso,e a guidare la sua auto, come sempre sarà proprio il Capitano Damiano che, ovviamente aveva piena coscienza e contezza di dove stavano andando e, soprattutto a far cosa.
Ricordiamo che Damiano oramai sapeva perfettamente che Fonte Oriente fosse in realtà Luigi Ilardo, in quanto sottolineo nuovamente,lo aveva visto diverse volte di presenza.
Un mese prima della morte di mio padre lo stesso Damiano,l’agnello sacrificale di turno,che ovviamente non lo assolve, ma dobbiamo darne atto, perché indubbio e’ che qualcuno “dall’alto” gli avrà dato ordine di farlo,alla totale insaputa e relativa comunicazione al Col.lo Riccio,
recapita quell’atto a casa di Maria Stella Madonia,sorella del “Piddu Madonia”che da indagini parallele risultava essere il “trade d’union” tra il Piddu Madonia detenuto e Bernardo Provenzano con la quale la stessa si incontrava,per portare le ambasciate ricevute nei colloqui in carcere con il fratello»
«-Considerato che Damiano era perfettamente al corrente del Rapporto Grande Oriente in quanto in alcune occasioni diede una mano a Riccio nello stillarlo
-considerato che Damiano sapeva perfettamente che i primi soggetti d’arrestare in quella operazione che ne sarebbe scaturita da quel rapporto erano proprio i familiari di Piddu Madonia, sorella e moglie al vertice,
-considerato che Damiano sapeva benissimo dove viveva e transitava mio padre,
-considerato che qualsiasi atto giudiziario non può essere notificato a soggetto diverso dello stesso indicato nel documento(fosse semplicemente una cartella delle agenzie dell’entrate…)
come ci spiega Damiano che ha fatto notificare,consegnando a breve mani, un atto così sensibile da “due suoi fidatissimi uomini” a casa di una donna, anziché un uomo, che si chiamava Madonia e non Ilardo, con sembianze e fattezze totalmente differenti (rido solo a scriverlo…) a più di 100 km dalla ns residenza e senza peraltro fare il minimo accenno di tutto questo al Col.lo Riccio,che ho già ripetuto diverse volte,era l’unico preposto alla gestione e ai contatti con Luigi Ilardo?????????»
Ve lo spiego io
«quella notifica è stata la vera condanna a morte di mio padre e l’inconfutabile prova che l’omicidio Ilardo sia un OMICIDIO COMMISSIONATO DI STATO.
Quella notifica è servita a dare esclusiva e certa conferma ad un incerto Piddu Madonia e Bernardo Provenzano,che già da tempo nutrivano sospetti a causa di tutti quegli arresti apicali, e che con ogni logica d’intuizione dovevano partire da confidenze fatte da qualcuno di “alto profilo” all’interno della stessa associazione in quanto chiaro e’,che determinate informazioni riguardo le loro dimore di latitanza erano riservate ed esclusive solo a pochi soggetti.
Aggiungo inoltre che mio padre verrà ucciso sotto casa dopo neanche un mese di questa storia che vi ho raccontato,e che in fase processuale verrà accertato una inspiegabile “accelerazione” del progetto omicidiario,tanto che fu organizzato in fretta e furia,e con il consenso di Provenzano che sarà posticipo al delitto stesso,infatti il 20 Maggio del 1996 (10 gg dopo la morte di mio padre) verrà trovato nel covo di Brusca,l’ultimo pezzino della primula rossa dove gli chiedeva di tenerlo ancora in osservazione prima di compierne l’omicidio.
Ora vi prego di ascoltare con MOLTA ATTENZIONE l’audio che allego di seguito, e ditemi se ci sono ancora dubbi riguardo i veri mandanti dell’omicidio di mio padre.
Che la magistratura onesta faccia il suo dovere ora.
E tu caro capitano Damiano vienimi a spiegare chi ti ha ordinato di andare a notificare questo atto a casa di Maria Stella Madonia quale logica dí pubblico ufficiale (peggio di quella di un semplice appuntato al primo giorno di servizio..) hai utilizzato nel compiere una MERDATA del genere.
Guarda caso nonostante i tuoi “non ricordo,non saprei…” ora hai fatto anche una grande carriera.
Il prezzo del silenzio paga,ma ricordati di quello divino,e di me….
Vi perseguiterò finché vivo.»
COSE NOSTRE: IL DOPPIO INGANNO ANDATO IN ONDA SULLA RAI IL 3 GIUGNO DEL 2024
Luana Ilardo, figlia di Luigi Ilardo, l’ex pm nel processo Ilardo, Pasquale Pacifico, l’ex funzionario di polizia Mario Ravidà di stanza alla Dia di Catania, all’epoca dei fatti, delineano, in queste breve filmato, uno scenario agghiacciante che si nasconde dietro la morte di Luigi Ilardo.