"Gianni Chisena: l’uomo tra criminalità, servizi segreti e la tragica storia di Luigi Ilardo"
“Una storia di segreti, intrighi e ombre dello Stato. Scopri cosa si nasconde dietro la figura di Chisena.”
“Gianni Chisena attorno a questo personaggio ruotano alcuni dei misteri italiani che ci spingono fino al rapimento e all’uccisione dell’onorevole Aldo Moro. Una vicenda di cui Ilardo avrebbe potuto aggiungere un tassello di verità su uno dei periodo più bui vissuti dal nostro Paese”
Nel tentare di dare un quadro unitario e coerente sulla vicenda Ilardo ci sembra indispensabile fornire, prima di continuare la disamina sulla mancata cattura di Provenzano e sull’incontro che Ilardo ebbe con il capo corleonese di Cosa Nostra, lo spessore dell’ex uomo d’onore affiliato alla famiglia di Peppe Madonia di Caltanissetta.
Ciò che ci preme, in particolare, e approfondire gli ambienti che Ilardo viveva, popolati da personaggi rimasti nell’ombra che ancora oggi restano al centro dei tanti “misteri” italiani irrisolti. Molti dei nomi fatti da Ilardo hanno rappresentato l’anello di congiunzione tra mafie, massoneria e apparati deviati dello Stato.
Uno di queste figure menzionate da Luigi Ilardo era il massone Gianni Chisena, figura enigmatica, capace di muoversi tra criminalità organizzata, massoneria e apparati deviati dello Stato italiano.
La sua influenza si estese per decenni coinvolgendo mafiosi di spicco, esponenti della massoneria e uomini dei servizi segreti fino a condurci all’affaire Moro, come amava definire Leonardo Sciascia la fase più buia della storia del nostro Paese.
Il nostro obiettivo, in questa breve ricerca documentale, è quella di fornire un quadro storico e criminale quanto più esaustivo sull’ambiguo personaggio fino a spingersi alle ultime inchieste che dal 2017 il colonnello Riccio intraprese su Chisena finalizzate alla ricerca della verità per individuare le ulteriori ragioni, che si spingono oltre la matrice mafiosa, che avevano determinato la morte di Luigi Ilardo.



Ilardo e l’incontro con Chisena: l’inizio di un destino segnato
Luigi Ilardo incontrò Chisena quando quest’ultimo era latitante e trovò rifugio nella casa della famiglia Ilardo. Questo incontro cambiò per sempre il corso della sua vita: fu proprio Chisena a introdurlo negli ambienti mafiosi, facendolo diventare autista e accompagnatore personale come conferma la stessa figlia di Luigi Ilardo, Luana, in commissione parlamentare antimafia
«Questo incontro cambiò per sempre il corso della sua vita: fu proprio Chisena a introdurlo negli ambienti mafiosi, facendolo diventare autista e accompagnatore personale»[1]
In particolare, scrive il colonnello Michele Riccio nel suo rapporto giudiziario divenuto noto con il nome “Grande Oriente”, il Chisena era entrato in contatto con il boss corleonese Luciano Leggio e con il boss della ‘ndrangheta Domenico Tripodo durante lo loro latitanza trascorsa a Torino. I due bossi potevano contare sull’appoggio di Ignazio Pullarà, mafioso, palermitano, legato ai corleonesi.[2]
Siamo ai vertici nel Gotha delle famiglie di Cosa Nostra!
Chisena, come sosterrà lo stesso colonnello Riccio, sentito dalla seconda commissione parlamentare d’inchiesta sul rapimento e l’uccisione di Aldo Moro
“è l’uomo che mette in contatto la ‘ndrangheta calabrese con le famiglie siciliane e “cosa nostra”, cioè con Domenico Tripodo, Nitto Santapaola e i Madonia di Caltanissetta.[3]
Chisena e il suo ruolo chiave tra mafia, massoneria e servizi segreti
“Colonnello, lei, per capire quali siano i mandanti delle stragi del 1992-1993, deve pensare che quegli ambienti che hanno ispirato queste stragi del 1992-1993 sono gli stessi ambienti, ai quali ho partecipato anch’io, che le hanno poste in essere anche nei primi anni ’70”[4]
Questo è quello che amava ripetere Luigi Ilardo al colonnello veneto Michele Riccio, cioè, per riuscire a capire chi siano i mandanti delle stragi del 1992-1993 bisogna partire da lontano perché ad ispirarli è lo stesso ambiente che ha ispirato una lunga stagione passata alla storia come “strategia della tensione”.
Ritorna in mente quella massima citata da Ilardo la memoria è il filo conduttore della vita come a dire che la memoria è il faro per combattere le mafie.
Ma torniamo al nostro Chisena!
Secondo quanto riportato nel dossier del Colonnello Michele Riccio, Gianni Chisena fu l’artefice dell’ingresso ufficiale di Cosa Nostra nella massoneria. Questo passaggio avvenne tra il 1975 e il 1977, quando la massoneria garantì il proprio sostegno alla mafia in cambio di un aiuto per tentare un colpo di Stato e la separazione della Sicilia dall’Italia realizzando “lucrosi affari e aiuti giudiziari” grazie all’appoggio della vasta rete massonica siciliana
In particolare Riggio scriverà che il massone Chisena
«creava i presupposti per l’arrivo in Sicilia del Gran Maestro Luigi Savona,[5] personaggio che realizzava l’ingresso di Cosa Nostra nella massoneria»[6]
Savona, massone molto noto, d’origina siciliana ma operante anch’esso a Torino, indagato per la sua vicinanza all’organizzazione di estrema destra Ordine Nuovo, scese in Sicilia, in particolare a Catania, nell’estate del 1977 “prendendo come base logistica per i suoi incontri l’hotel Excelsior, albero di lusso posto dinanzi il tribunale della città etnea.
Il massone d’orgine siciliana lo ritroviamo anche a Palermo e Trapani dove si recava per organizzare incontri con i boss mafiosi proveniente dalle principali città siciliane discutendo di strategie comuni tra mafia e massoneria fornendo contatti, coperture e protezioni istituzionali ai boss mafiosi.
Ma su questo strano e ambiguo personaggio torneremo più avanti esaminando nei dettagli la sua figura che lo lega non solo ai vertici mafiosi e ai leader della massoneria ma anche ai servizi segreti al mondo dell’estrema destra, in particolare ad Ordine Nuovo, l’organizzazione eversiva fondata dall’ex missino Pino Rauti che vede in Veneto una delle sue basi principali con Franco Freda e Giovanni Ventura.
Quel che a noi interessa in questa sede è concentrare l’attenzione su Gianni Chisena per capire appieno lo spessore e l’importanza del personaggio.
A questo fine fu Luigi Ilardo a raccontare a Riccio quanto influente era Chisena in certi ambienti per così dire “grigi” dove il confine tra Stato e sistema criminale era davvero labile, un sistema dove si aveva la netta sensazione che contenesse al suo interno non solo le organizzazioni criminali ma anche settori delle istituzioni legati al mondo mafioso in nome degli affari, dei soldi e del potere.
Il colonnello veneto Michele Riccio, portando alla luce scottanti rivelazioni di Luigi Ilardo, non ha dubbi quando, il 26 aprile del 2017, dinnanzi alla seconda Commissione d’inchiesta sul rapimento e l’uccisione dell’onorevole Aldo Moro ebbe a parlare di
“una struttura parallela” un’entità “in grado di influenzare tanto le stragi degli anni ’90 quanto gli eventi eversivi degli anni ’70. Un’organizzazione composta da uomini interni agli apparati dello Stato che, all’occorrenza, si serviva di killer provenienti dal mondo criminale per eseguire omicidi mirati.[7]
Una conferma indiretta di questa teoria emerge anche dalle indagini su Giovanni Aiello, ex poliziotto noto come “Faccia da Mostro”, nome fatto dallo stesso Ilardo che se fosse rimasto vivo avrebbe potuto fornirci maggiori informazioni su un personaggio che è stato sospettato di essere uno dei sicari legati a questa struttura segreta. L’uomo era stato più volte indicato come il possibile esecutore di omicidi eccellenti.
Oggi, molte di queste verità restano ancora sommerse. I protagonisti di quei rapporti segreti hanno cambiato pelle, si sono riciclati in nuovi ambienti, hanno trovato altre strade per esercitare il loro potere. Ma il sistema, nella sua essenza, sembra essere ancora operativo, pronto a emergere quando gli interessi superiori lo richiedono.
Mentre la storia continua a essere scritta, resta un interrogativo fondamentale: qualcuno avrà mai il coraggio di fare piena luce su questi intrecci oscuri?
Uno di questi sarà oggetto della prossima ricerca!
Note
[1] Luana Ilardo precisa anche il contesto che portò Luigi Ilardo a conoscere Gianni Chisena
«In quegli anni era abitudine nascondere i vari latitanti presso delle famiglie rispettabili e insospettabili. Fu il fatto che mio nonno (Calogero Ilardo ndr) fosse uno dei più grandi commercianti di bestiame italiani, tanto da essere il primo fornitore dello Stato e successivamente anche per l’estero, a farne un candidato ideale. Non sono in grado di descrivere con certezza i canali di come si determinò (presumo tramite Francesco Madonia) che Luciano Liggio un giorno chiese a mio nonno di nascondere per un periodo di tempo un personaggio alquanto ambiguo, certo Gianni Chisena» (Audizione di Luana Ilardo presso la Commissione parlamentare antimafia del 16 novembre del 2021);
[2] Michele Riccio: Rapporto “Grande Oriente” del 30 luglio 1996;
[3] Commissione parlamentare d’inchiesta sul rapimento e la morte di Aldo Moro, Audizione Michele Riccio del 26 aprile del 2017;
[4] idem;
[5] Anna Vinci e Michele Riccio, La strategia Parallela, Zolfo 2024;
[6] Luana Ilardo confermerà questa dato in Commissione antimafia “Fatto di assoluta importanza è l’amicizia salda che vedeva molto legati lo stesso Chisena al Luigi Savona, massone molto noto, operante nel torinese, di origine siciliane, poi indagato perla sua vicinanza con l’organizzazion eversiva Ordine Nuovo” (Audizione Luana Ilardo in Commissione antimafia, 16 novembre del 2021);
[7] Commissione parlamentare d’inchiesta sul rapimento e la morte di Aldo Moro, Audizione Michele Riccio del 26 aprile del 2017;