10 Maggio 1996- 10 Maggio 2025

Luigi Ilardo, 29 anni dopo: il silenzio che brucia ancora

Un uomo solo davanti alla verità. Un servitore dello Stato lasciato morire.

La sera del 10 maggio 1996, poco prima delle 21, la sala operativa della Squadra Mobile di Catania ricevette una segnalazione: una sparatoria si era consumata in via Quintino Sella, all’incrocio con via Mario Sangiorgi. Gli agenti dell’Omicidi, giunti rapidamente sul posto, trovarono il corpo riverso sull’asfalto, il volto rivolto verso lo stabile al numero 22, i piedi verso la via principale.

Era Luigi Ilardo.

Accanto al cadavere, la sua Mercedes 250 nera, posteggiata davanti al civico 29, con il motore spento, il bagagliaio aperto, il finestrino abbassato. L’auto presentava due fori di proiettile sul lato destro. A terra, i rilievi tecnici repertarono nove bossoli calibro 9 parabellum, un proiettile calibro 38/357 e frammenti di incamiciatura.

Il medico legale Antonio Puglisi stabilì che Ilardo era stato colpito da nove proiettili di grosso calibro, in direzioni diverse: da davanti, da dietro, e di lato, come se più mani avessero agito in sincrono, come se qualcuno avesse voluto essere certo che non si salvasse. Lesioni encefaliche, polmonari, epatiche, emotorace, emoperitoneo. Nessuna possibilità di sopravvivenza.

Sul selciato, accanto al corpo, le chiavi della sua auto. Nessun segno di difesa. Nessuna scorta. Nessuna protezione.

Chi era Luigi Ilardo

Luigi Ilardo era stato un “uomo d’onore” della famiglia mafiosa di Vallelunga Pratameno, legata al boss Giuseppe Madonia, suo cugino. Aveva ricoperto incarichi di rilievo all’interno della consorteria nissena. Ma dal giorno della sua scarcerazione, il 12 gennaio 1994, dopo undici anni di reclusione, la sua vita aveva preso un’altra direzione. Aveva deciso di collaborare, prima in via riservata con il colonnello dei Carabinieri Michele Riccio, sotto il nome in codice “fonte Oriente”, e infine, nel maggio 1996, di diventare collaboratore di giustizia ufficiale.

Con le sue informazioni, Riccio aveva potuto assicurare alla giustizia boss del calibro di Vincenzo Aiello (clan Santapaola), Domenico Vaccaro (Campofranco), Lucio Tusa (nipote di Madonia), Salvatore Fragapane (Cosa nostra agrigentina). Aveva rivelato l’identità del nuovo reggente del clan Santapaola, Aurelio Quattroluni, e soprattutto aveva indicato il rifugio del superlatitante Bernardo Provenzano, detto “Binnu”.

Ma nessuno lo ascoltò davvero. Il giorno del suo omicidio, Ilardo era solo. E lo Stato, che avrebbe dovuto proteggerlo, rimase in silenzio. Dopo la sua morte, il colonnello Riccio stilò l’ormai celebre informativa “Grande Oriente”, da cui partì un’indagine che portò alla condanna di numerosi esponenti di Cosa nostra nissena.

Ma Ilardo non poté mai testimoniare. La verità che custodiva morì con lui.

Il programma della giornata

Il pomeriggio inizierà alle 16:45 con l’accoglienza e i saluti istituzionali. Subito dopo, alle 17:00, si entrerà nel vivo con un’introduzione dedicata al tema della Trattativa Stato-Mafia, a cura del giornalista Stefano Baudino, autore di importanti inchieste sul tema. Un nodo oscuro della nostra storia recente, che Luigi Ilardo aveva scelto di denunciare, pagando con la vita il coraggio della verità.

Alle 17:30 prenderà la parola Luana Ilardo, figlia di Luigi, che racconterà pubblicamente la storia di suo padre: la doppia vita da infiltrato nelle mafie, la speranza di un futuro diverso, e l’impegno civile che oggi porta avanti nel suo nome. La sua testimonianza sarà il cuore pulsante dell’evento, la voce viva di chi non si è mai arreso al silenzio.

Alle 18:00 si affronterà un tema cruciale e drammatico: La giustizia di fronte ai patti indicibili. A intervenire sarà Antonio Ingroia, ex magistrato e pubblico ministero del processo sulla Trattativa. Le sue parole saranno un confronto diretto con le zone grigie del potere e con le responsabilità di uno Stato che troppo spesso ha scelto il compromesso invece della giustizia.

Seguirà, alle 18:30, un dibattito aperto con il pubblico, spazio necessario per domande, riflessioni e scambi diretti con gli ospiti. L’incontro si chiuderà alle 18:45 con i ringraziamenti e le conclusioni ufficiali. Saranno presenti anche la dottoressa Alessandra Nigro, prefetta di Nuoro, e la viceprefetta di Catania Rosaria Maria Giuffrè, a testimonianza di una presenza istituzionale finalmente attenta.

Luigi Ilardo non è morto invano. Ma è morto dimenticato.
Oggi proviamo a rimediare.
Perché “hanno ucciso l’uomo, ma non la sua verità.”

Questo articolo ha un commento

  1. Orlando

    Grandissimo evento complimenti per la sua organizzazione.

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